I “guru” triestini dei reperti preistorici capaci di ridar vita a mammut e celacanti
Viaggio nello stabilimento in via Flavia della Zoic, specializzata nell’assemblaggio di grandi scheletri di dinosauro I clienti? Università, musei di rilievo internazionale e nababbi dai gusti insoliti. Come un certo acquirente di Malibù

Flavio Bacchia, amministratore delegato della Zoic srl di via Flavia
Trieste, viaggio nella fabbrica dei dinosauri
TRIESTE A dare il benvenuto al visitatore ci sono una zanna di mammut, la replica di un pesce preistorico (il celacanto) e un fossile di palma risalente a 55 milioni di anni fa. In via Flavia, tra un supermercato e un concessionario di automobili, c’è un’azienda considerata fra le più dinamiche a livello europeo ad operare nel ramo preistorico. Si tratta della Zoic s.r.l., che prima di essere un’azienda leader nel settore è una sorta di macchina del tempo che ridisegna gli abitanti della Terra così com’era milioni di anni fa.
La Zoic ha otto dipendenti, tutti impegnati a lavorare il fossile come i gioiellieri modellano pietre preziose, e rappresenta il perfezionamento di un progetto iniziato più di 25 anni fa, nato dall’entusiasmo di tre geologi triestini. Amministratore delegato della società è, oggi, Flavio Bacchia, appassionato di fossili e pietre antiche prima ancora che imprenditore. «La nostra - spiega - è forse l’unica realtà del settore ad utilizzare l’acciaio inossidabile per l’assemblaggio dei grandi scheletri di dinosauri, originali o repliche, materiale che dà evidenti vantaggi estetici per chi li osserva, oltre che aumentare la resistenza al degrado».

Uno degli otto tecnici impiegati all’interno dell’azienda alle prese con il delicato lavoro di assemblaggio dello scheletro di un dinosauro
Il lavoro altamente specializzato della ditta Zoic ha permesso di instaurare nel corso degli anni una stretta collaborazione con la Soprintendenza regionale per i Beni Culturali per l’estrazione e la lavorazione dei dinosauri rinvenuti al Villaggio del Pescatore. La Zoic, però, non è nata grazie alla scoperta dei vari dinosauri Antonio, Bruno e Laura, come si potrebbe immaginare, in considerazione della vicinanza con il sito paleontologico duinese. Già in precedenza, infatti, la srl estraeva prestigiosi reperti fossili ritrovati in giro per il mondo e li preparava a Trieste. Manufatti che hanno ormai superato le 200 unità, molti dei quali esposti in importanti Università e Musei Civici internazionali, tanto da venire citata nel numero di novembre della prestigiosa rivista “National Geographic”. «Di realtà come la nostra - prosegue Bacchia - in giro per il mondo ne esistono soltanto una decina. Altre aziende si limitano a scavare e acquistare il materiale grezzo, mentre noi lo prepariamo dopo aver compreso nel dettaglio cosa abbiamo per le mani».

Un altro momento delle lavorazioni eseguite all’interno dello stabilimento in zona industriale che conta tra i suoi clienti Università, musei di rilievo internazionale e non solo
Un’azienda considerata fiore all’occhiello del settore a livello mondiale che, però, è poco conosciuta fra le mura di casa. Tanto che fatica a ricevere aiuti pubblici, pur occupandosi di un settore chiave per la geologia che la cultura in generale. «Lavoriamo molto con il resto d’Europa e del mondo - spiega Bacchia mostrando un fossile realizzato per un committente di Malibù in attesa di spedizione -, ma in Italia fatichiamo a farci ascoltare dalle istituzioni. Sono stato recentemente a Roma dove ho incontrato la nuova sottosegretaria ai Beni Culturali, Anna Laura Orrico, nel tentativo di costruire una concreta sinergia tra pubblico e privato, ma la risposta è stata evasiva».
Vista la situazione, a Bacchia Zoic non rimane che provare a differenziare il suo business, dedicandosi anche nella compravendita di pietre preziose. «La prossima settimana parto per l’Iran a visionare dei minerali importanti. Perché vivere di soli sassi non è facile - spiega- e anche se siamo nati con la lavorazione dei fossili, per poi passare ai dinosauri, ora è il momento di entrare anche nel mondo dei minerali. Quello è un mondo che ha un numero molto più elevato di collezionisti e non ha le restrizioni legislative che esistono per i fossili». —
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