I gelatai costretti ad alzare i prezzi. La pallina a 1,30 euro

I produttori: «Ritocco necessario per tutelare la qualità. Condizionati anche da crisi e costi delle materie prime»
Una gelateria di Trieste
Una gelateria di Trieste

Arrivano da una stagione difficile, segnata dal maltempo che ha condizionato pesantemente la loro attività che ha subito in media un calo tra il 20 e il 40 per cento. Quest'anno hanno tutta l'intenzione di rifarsi: ma al di là di quello che sarà l'andamento dell'estate, peraltro ancora indecifrabile, saranno in ogni caso costretti a fare i conti, da una parte, con gli inevitabili aumenti dei costi dei prodotti e dall'altra con la scure della crisi economica che continua a colpire i consumatori.
È la fotografia del momento vissuto dai gelatieri triestini. Anche chi non è un patito del gelato si è accorto che negli ultimi anni il prezzo della pallina è andato progressivamente aumentando: oggi il costo del classico cono si assesta tra 1 euro e 10 e 1 euro e 30 centesimi. Ed è ovviamente destinato a salire nel caso si scelgano coppette di medie o grandi dimensioni. In sostanza si riduce sempre di più il confine tra la necessità da parte del produttore di offrire un prodotto di qualità, e la possibilità di mantenere un prezzo concorrenziale.
«Sono ormai tre anni che non aumentiamo il prezzo della pallina, che da noi costa 1 euro e 20 centesimi, ma credo che dal prossimo anno saremo costretti a farlo - afferma Omar Arnoldo, alle cui spalle c'è un'attività di famiglia ormai novantennale -. La crisi che colpisce i consumatori la tocchiamo con mano ogni giorno: tanto per fare un esempio, chi una volta comprava dieci palline ora ne acquista la metà e così via. Va detto però che nel nostro settore le condizioni meteo sono un fattore determinante: quando c'è il sole anche i problemi economici, che pur esistono, sembrano incidere di meno».
Aumenti di prezzo che per molti gelatieri sono inevitabilmente legati al mantenimento della qualità del prodotto. «Se le materie usate sono di prima scelta e hanno una provenienza certificata, il prezzo del prodotto finale non può che aumentare di conseguenza - spiega Marco De Martin, alla guida del laboratorio di via Malcanton, dove la pallina si paga 1 euro e 10 centesimi -. D'altronde anche per noi salgono i costi e dunque se non ci adeguiamo rischiamo di rimetterci: la cosa importante per rimanere competitivi è proporre sempre delle novità, ma attenti a non abbassare la soglia della qualità complessiva e prestando attenzione a intolleranze e allergie alimentari che oggi colpiscono sempre più persone».
C'è anche chi, pur in tempi difficili, ha voluto intraprendere una nuova sfida. È il caso della confetteria Danieli, che ha deciso di ampliare la propria produzione affiancando alla storica fabbrica di cioccolato un nuovo laboratorio di gelato. «In città è evidente che la crisi si fa sentire - racconta David Danieli -. Però al contempo notiamo che molte persone apprezzano la qualità dei nostri prodotti, in particolare i turisti, soprattutto quelli tedeschi. Noi contiamo su una clientela di nicchia, raffinata, che sceglie il nostro marchio per l'ambiente elegante, per il trattamento riservato e per la qualità degli ingredienti che arrivano da tutto il mondo: dall'Indocina all'Australia. Non ultimo il fattore trasparenza: il nostro laboratorio è visibile anche dall'esterno del negozio e questo consente a tutti di vedere come lavoriamo».
Insomma gran parte della partita del gelato si gioca nel rapporto prezzo-qualità. «Tutte le gelaterie che usano dei prodotti naturali, come nel mio caso, dovrebbero mettere in vendita la pallina a di 1 euro e 50 centesimi - azzarda il titolare di Toni Lamponi, in Campo Belvedere -. Il discorso è molto semplice: le materie prime, se sono di qualità e vengono acquistate nei posti giusti, hanno un loro costo. Detto questo, le gelaterie che si affidano a prodotti naturali e non artificiali avranno sempre un futuro, anche in tempi di crisi economica. Le altre probabilmente saranno destinate soltanto al mercato turistico».

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