I dazi di Trump sul Made in Italy: tremano Prosecco, prosciutto e pasta
ROMA. Nuovi dazi in arrivo per l'Europa. A pochi giorni dalla tregua commerciale fra Stati Uniti e Cina, la Casa Bianca torna ad aumentare la pressione sulla Ue e minaccia nuove tariffe su ulteriori 4 miliardi di prodotti europei: formaggi, pasta, olive, salsicce, pesche, ciliege, prosciutti, Prosecco e scotch whiskey.
Sullo sfondo la più che decennale disputa che vede le due sponde dell’Atlantico rinfacciarsi a vicenda le misure destinate al sostegno della statunitense Boeing da una parte e dell’europea Airbus dall’altra e rischia di costare cara al made in Italy. E in particolare a quello agroalimentare, considerata la presenza di diversi «formaggi di tipo italiano fatti con latte di mucca» all’interno della nuova lista di prodotti potenzialmente soggetti a dazi aggiuntivi resa pubblica dall’ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d’America.
L’elenco va ad aggiungere 89 voci, per un valore complessivo di circa 4 miliardi di dollari, a quello pubblicato lo scorso 12 aprile, del valore di 21 miliardi, e rappresenta l’ennesimo capitolo del confronto che vede Stati Uniti e Unione Europea cercare di far valere le proprie ragioni davanti all’Organizzazione mondiale del Commercio.
D’altra parte, basta scorrere all’indietro le dichiarazioni rilasciate da Donald Trump via Twitter per risalire all’ultima, più che indicativa, esternazione presidenziale a tema. Quella del 9 aprile, che recitava così: «L’Organizzazione mondiale del commercio osserva che i sussidi dell’Unione europea ad Airbus hanno colpito negativamente gli Stati Uniti, che ora metteranno dazi su 11 miliardi di dollari di prodotti europei».
Non che ci siano solo formaggi nella nuova lista. «Gli Usa minacciano di colpire importanti prodotti agricoli e alimentari di interesse nazionale come i vini tra i quali il Prosecco ed il Marsala, formaggi, i salumi, la pasta ma anche l’olio di oliva, gli agrumi, l’uva, le marmellate, i succhi di frutta, l’acqua e i superalcolici», sintetizza Coldiretti, evocando un «duro colpo» per l’export agroalimentare verso gli Usa, che nel 2018 ha toccato la cifra record di 4,2 miliardi di valore e che nel primo trimestre del 2019 ha messo a segno un ulteriore incremento dell’11%.
Stando a una analisi compiuta su dati Istat, oltre la metà di queste esportazioni sarebbe a rischio. «Ci sono le condizioni per evitare uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati», spiega a riguardo il presidente dell’associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana, Ettore Prandini, ricordando che «gli Usa si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna».
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