Guanti e mascherine gettate a terra: Gorizia lancia una campagna “di civiltà”

A lanciarla l’Azienda sanitaria attraverso avvisi e manifesti: «Materiale che può diventare pericoloso»
Guanti e mascherine abbandonate sulla strada a Gorizia Foto Pierluigi Bumbaca
Guanti e mascherine abbandonate sulla strada a Gorizia Foto Pierluigi Bumbaca

GORIZIA Nei pressi dell’ospedale. Ma anche in pieno centro, sui marciapiedi, nelle aiuole, persino nelle gallerie commerciali intristite dai negozi tutti chiusi.

Crescono le segnalazioni, anche a Gorizia, di guanti e mascherine gettate a terra. Indiscriminatamente. L’inciviltà da coronavirus colpisce anche il capoluogo isontino, solitamente animato da spirito asburgico e rispettoso delle regole. In tanti, infatti, puntano il dito sui (troppi) dispositivi di protezione buttati per terra dopo l’utilizzo.

A Trieste guanti e mascherine buttati in aiuole e marciapiedi
Tre immagini simbolo di mascherine e guanti gettati e lasciati a terra a Trieste dopo l’utilizzo: non sono poche le segnalazioni in proposito


L’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina (Asugi) ha appena lanciato una campagna contro questa pessima e pericolosa abitudine. Ha, infatti, preparato un piccolo manifesto in cui compaiono, in fotografia, una mascherina e un guanto abbandonati su un marciapiedi cittadino. «Non lasciateci per terra - l’invito -: siamo serviti a proteggerti ma adesso possiamo diventare pericolosi». L’avviso-appello è stato appeso in vari ambienti degli ospedali San Giovanni di Dio e San Polo, proprio per lanciare un segnale forte e chiaro all’utenza goriziana e monfalconese. «Anche questo rientra nella strategia di contenimento del contagio da coronavirus - spiegano all’Asugi -. Sarebbe utile che ognuno di noi facesse la propria parte buttando i rifiuti nei contenitori di raccolta».

Mascherine e guanti in lattice, campagna “buttali nel secco”
Placeholder


Isontina Ambiente, che si occupa della raccolta di tutta la spazzatura in provincia di Gorizia e anche in alcuni Comuni triestini, ha dato delle istruzioni ben precise e codificate ai dipendenti diretti e a quelli della “Sangalli”. Proprio relativamente alla raccolta dei guanti e delle mascherine. A spiegarle l’amministratore unico Giulio Tavella. Sottolinea che le protezioni individuali vengono smaltite, tutte senza distinzione, nel materiale secco residuo. Quindi, non fanno parte del circuito della raccolta differenziata. «E, poi, tutto il materiale finisce al termovalorizzatore di Trieste assieme a tutto ciò che è legato al virus. Il personale è dotato, a sua volta, di tutte le protezioni per poter effettuare la raccolta in sicurezza e senza correre rischi». L’azienda ha anche elaborato un vademecum molto puntuale in cui si forniscono le direttive al personale in questo periodo insidioso di epidemia sanitaria.

«In questo momento non facile e di emergenza, la direzione invita tutti i collaboratori di Isontina Ambiente - si legge nell’avviso - a mantenere elevati gli indici di attenzione e di “sospetto” in tutto quello che si fa e negli eventuali contatti interpersonali che si presentano nell’ambito sia lavorativo che personale».

«Agli utilizzatori dei mezzi aziendali - si legge ancora - si raccomanda di effettuare la disinfezione della cabina di guida dei mezzi destinati ai servizi ambientali dopo ogni ciclo di lavoro, facendo particolare attenzione ai tessuti (esempio: sedili) che possono rappresentare un sito di maggiore persistenza del virus rispetto a volante e cambio, più facilmente sanificabili». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © Il Piccolo