Gru “in sosta” alla Cona prima di volare verso il Nord Europa FT/VD

STARANZANO. Una “sosta” alla Cona prima di mettersi in viaggio per arrivare fino al Nord Africa. Sarà un fine settimana ideale per i birdwatcher, caratterizzato da un’imponente passaggio di gru sulla regione e nell’Isontino. Migliaia di esemplari sono stati osservati transitare in stormi grandi e piccoli già nei giorni scorsi, sopra le più svariate località e centri urbani. Le aree più frequentate sono le zone costiere e la Riserva Naturale della Foce Isonzo dove centinaia di esemplari sostano per trascorrere la notte sulle vaste piane fangose di marea.
Grande è l’impegno nell’osservazione da parte dell’equipe di ornitologi della Sbic (Stazione biologica della Cona) e del direttore Fabio Perco. «Anche se gli stormi sono alquanto chiassosi – sottolinea Perco - spesso capita prima di sentire le gru e dopo vederle. Non è sempre agevole avvistarle o ammirarle da vicino, in quanto non di rado si muovono verso l’alba o al tramonto, magari alti nel cielo o lontani sulle vaste distese delle “marine”. Ciononostante, in questi giorni molti visitatori della Cona e delle altre zone costiere hanno potuto osservare e in taluni casi fotografare o filmare i numerosissimi esemplari».
Gli scatti sono stati realizzati da Nicoletta e Fabio Perco, Raffaele Cargnellutti e Roberto Bartoloni. Si tratta, come conferma l’esperto della “Gru cenerina” (nome scientifico Grus grus), di un uccello di notevoli dimensioni, un tempo rarissimo in Italia a causa delle bonifiche agrarie e delle persecuzioni. Il nome, tipicamente onomatopeico, riproduce il richiamo sonoro che questi uccelli emettono mentre volano in stormo spesso assumendo la caratteristica formazione a “V”.
«La gru è nota come specie “beneaugurante” forse perché legata all’arrivo della bella stagione – spiega Perco - ma anche citata in letteratura come la famosa novella del Boccaccio “Chichibio e la gru». In passato deve essere stata assai diffusa, quindi popolare in Italia, dove ha continuato a nidificare nelle vaste aree paludose almeno fino ai primi anni del XX° secolo. In particolare – aggiunge - sarà stata abbondante, fin da tempi remoti, nelle aree del vicino Veneto orientale, appena oltre il confine della nostra regione, visto che alla sua caratteristica e rumorosa presenza sono state intitolate le cittadine di Gruaro e Portogruaro».
In anni più recenti, anche a seguito delle norme di tutela adottate dall’Unione europea, questa specie è stata oggetto di un consistente incremento numerico, notevole per le vaste aree poco abitate del Nord e Nord-Est del continente, dalla Germania alla Scandinavia e la Russia. Con l’arrivo della stagione fredda e l’abbassamento delle temperature, stormi di gru transitano sui nostri territori per raggiungere le principali zone di svernamento nel Nord Africa e fare poi ritorno verso la fine dell’inverno. «Il picco del transito – ricorda ancora Perco - s’è registrato negli anni scorsi all’inizio di marzo, ma quest’anno è possibile che si verifichi un anticipo. Forse anche favoriti dall’aumento generalizzato delle temperature medie invernali, alcuni stormi di gru, hanno cominciato a trascorrere i mesi più freddi anche in Italia, prediligendo in particolare le vaste aree palustri e quelle coltivate del delta padano».
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