Grasso a Redipuglia per il 4 novembre: "Giornata di memoria di tutte le guerre"
REDIPUGLIA Il presidente del Senato Pietro Grasso ha preso parte, al Sacrario Militare di Redipuglia, alla cerimonia per la giornata dell'Unità d'Italia e delle forze armate, in rappresentanza del Capo dello Stato.
Al suo arrivo all'aeroporto di Ronchi dei legionari, Grasso è stato accolto dal prefetto di Gorizia, Isabella Alberti, quindi al sacrario dalla presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, dalla Sottosegretaria all'ambiente Barbara Degani e dal Capo di Stato Maggiore dell'esercito, generale di corpo d'armata Danilo Errico.
#4novembre,Festa delle #ForzeArmate: a Redipuglia per ricordare militari e civili che hanno conosciuto gli orrori della guerra. pic.twitter.com/He7ae5TMFf
— Pietro Grasso (@PietroGrasso) 4 novembre 2017
Dopo aver passato in rassegna I picchetti dell'esercito, Grasso e le autorità sono saliti fino alla tomba del Duca d'Aosta nel «Sacrario dei centomila», dove il presidente del Senato ha deposto una corona d'alloro.
«Questa deve essere una giornata di memoria di questa guerra e di tutte le guerre» ha detto Grasso. «Siamo qui per commemorare la memoria delle vittime e di quelli che hanno sofferto gli orrori e il sacrificio di questi uomini. Ognuno di noi, e tante famiglie italiane, hanno dei parenti i cui nomi sono scritti qui, in questo Sacrario. Insieme dobbiamo far sì che la loro memoria non si debba mai trascurare né dimenticare», ha concluso.
«L’Unità d’Italia è un bene inviolabile e da custodire con tutte le forze: lo chiedono i centomila caduti di Redipuglia e tutto il sangue versato in un secolo tragico. Ce lo chiedono anche l’amor di Patria e la ragione - ha aggiunto la presidente Debora Serracchiani -. In un momento storico in cui corre il rischio di sbiadire la memoria delle terribili sofferenze patite dalla Nazione per conseguire l’ideale unitario e la consapevolezza di una comune appartenenza, è giusto ritrovarci a onorare chi perse la vita combattendo dal Carso all’Isonzo al Grappa. Da quelle trincee è sorto anche un orgoglio di popolo, una nuova coscienza sociale che cambiò per sempre i rapporti di classe».
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