Gli anticorpi che respingono certi virus

In questi due giorni Trieste ha scelto: di stare con D’Agostino, con il suo progetto di rilancio del porto a cui i più svegli (ma anche i modesti) si accodano da anni e a cui qualcuno comunque e ancora si oppone, con la viltà della manina appesa al cavillo.
Foto BRUNI Trieste 06.06.2020 Zeno D'Agostino incontra i portuali-abbracci e commozione
Foto BRUNI Trieste 06.06.2020 Zeno D'Agostino incontra i portuali-abbracci e commozione

TRIESTE In un manoscritto anonimo ricevuto qualche settimana fa, ricco di riflessioni sulla geopolitica, c’era una frase: «Nei film di fantascienza non c’è spazio per la democrazia: vediamo imperi, regni, dittatori, dominatori, principi e principesse. Mai una misera scena dedicata a momenti in cui il popolo scelga il suo governante». A volte Trieste, più che città di scienza o letteratura, è la capitale della fantascienza. O del paranormale. Ma in questi due giorni Trieste ha scelto: di stare con D’Agostino, con il suo progetto di rilancio del porto a cui i più svegli (ma anche i modesti) si accodano da anni e a cui qualcuno comunque e ancora si oppone, con la viltà della manina appesa al cavillo. Il fronte del porto, ieri, con l’incontro tra il presidente e i camalli che scioperavano per difendere la loro “controparte” non valeva un film: lo era già. Con protagonisti e comparse, sbucate prima dei titoli di coda, forse con possibili sequel: «Non fate la cazzata di esserci oggi e non esserci più avanti, quando potrebbe essere anche più importante» dice Zeno ringraziando e invitando a tornare al lavoro. Più dei ricorsi al Tar contro la “sentenza” Anac varrà forse il patto scritto con la reciproca riconoscenza e il riconoscimento di un ruolo e di una serietà d’intenti. Risuonano da brivido i cori da stadio e il confortarsi a vicenda, in settimane in cui gli appelli a muoversi uniti contro il male si moltiplicano, inascoltati. Altra storia? Sì, certo.

Porto di Trieste, cori da star e applausi, l'abbraccio dei portuali a Zeno D'Agostino

Ma forse nelle città, in questo Paese malato di se stesso, ci sono virus che si aggirano, si nascondono, mutano e poi riprendono vigore letale quando più non penseresti. È allora che le stesse città mettono in campo gli anticorpi. Sviluppati in una quarantena durata anni: il lockdown dell’intraprendenza, dell’impegno, del sacrificio. Nascosti dal quieto e riposato vivere, dal mantenere minime rendite, dalla collusione con l’incapacità. Mascherine. Poi, però, esplode improvviso qualcosa: come uscisse da un laboratorio, sfuggito al controllo di maldestri alchimisti. Forse apposta. Per aiutare la città a ritrovare oggi una ragione, un collante, un obiettivo oltre l’uscire di casa per rivedere il mare o se ancora si compie la magia dei bar affollati per lo spritz: cioè quell’idea vaga e latente di felicità mantenuta che qualcuno coltiva. E che, appunto: neppure nella fantascienza.

La promessa dei portuali a D’Agostino: «Pronti a tutto per riaverlo alla guida dello scalo di Trieste»
L'incontro tra i portuali e Zeno D'Agostino (Bruni)

 

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