Garlatti si crea la poltrona “su misura”

Maxi-stipendio, totale autonomia, cinque anni di durata: ecco il direttore scientifico della scuola della funzione pubblica
Di Marco Ballico

TRIESTE. «Ci aspettavamo la riforma degli enti locali, speriamo di non trovarci un incarico ad personam». Il Pd, con Gianfranco Moretton, piazza la massima di Giulio Andreotti: a pensar male spesso ci si azzecca. Osservazione preventiva, che circola non solo tra i democratici ma pure in maggioranza, una volta letti i contenuti della delibera 1176 del 21 giugno, lì dove sembra disegnato un profilo, quello di direttore scientifico della Scuola di formazione della funzione pubblica regionale, molto simile (uguale?) a quello del dimissionario Andrea Garlatti. Altro che «dare una mano all’avvio della scuola», come ha anticipato lo stesso Garlatti nella conferenza stampa d’addio, l’altro giorno a Trieste. Le voci, diffuse nel Pd come nel Pdl, parlano di un Professore pronto a dirigere il nuovo organismo partorito dalla Regione. «Non ho elementi, saranno i fatti a pronunciarsi. Fosse così, se ne assumerà la responsabilità il presidente Tondo: sono scelte sue su uomini suoi», commenta il centrista Edoardo Sasco.

Ma un po’ di imbarazzo in maggioranza già comincia a diffondersi. Anche perché, si osserva a microfoni spenti, «sarebbe proprio una furbata sottolineare la rinuncia al vitalizio, come ha fatto l’assessore in uscita, e prendersi nel frattempo un posto sicuro in Regione per cinque anni. Difficile che gli elettori non se ne accorgano». Settimana scorsa, non troppo tempo fa, l’assessore alla Funzione pubblica propone e ottiene dai colleghi l’approvazione degli schemi di statuto e atto costitutivo della costituenda Scuola, istituita in occasione della manovra estiva 2011, legge in cui si precisa la forma giuridica della fondazione e lo scopo di «assicurare la formazione professionale del personale del comparto unico del pubblico impiego regionale e locale e degli enti del servizio sanitario Fvg, garantendo la tutela della costante qualificazione, occupabilità e produttività degli addetti». All’articolo 10 dell’allegato A (statuto della fondazione) della delibera spunta il direttore, «organo di consulenza tecnico-scientifica che opera in piena autonomia e senza vincoli di subordinazione, nominato dal presidente della Regione per un periodo di cinque anni». Il Pd, ma non solo il Pd, sospetta l’incarico ad personam. Perché al comma due si spiega che il direttore «è nominato tra dirigenti della pubblica amministrazione con esperienza almeno quinquennale ovvero tra docenti universitari con medesima esperienza». E ancora il direttore «deve essere in possesso di elevata professionalità maturata nel campo dell’economia e del management delle pubbliche amministrazioni e della formazione». Proprio il caso di Garlatti, tanto più che proprio in conferenza è emerso il suo prossimo inserimento nel cda della Scuola. Non a caso, denunciano i veleni, al comma 5 c’è scritto che «in sede di avvio, può essere nominato direttore scientifico un membro del consiglio di amministrazione purché in possesso dei requisiti previsti». E ancora, sempre all’articolo 10, la nuova poltrona viene pure inquadrata contrattualmente: «Al direttore scientifico spetta il compenso annuo lordo fissato per i direttori degli enti regionali, oltre al rimborso delle spese sostenute in relazione all’incarico». Lo stipendio? Tra i 110 mila euro del direttore Erdisu e i 130mila di qualche altro ente regionale. Non basta. Al comma 6 si legge: «In nessun caso quello del direttore scientifico con la fondazione può configurarsi come rapporto di lavoro subordinato». Un rapporto esterno, in sostanza. Toccasse davvero al professor Garlatti, si tratterebbe dunque di un lavoro coniugabile con l’insegnamento all’Università. Abbastanza per fare alzare la voce all’opposizione. «Garlatti – dichiara ancora Moretton – si era impegnato solennemente a portare in aula entro giugno la riforma degli enti locali. Quello che invece ha riservato al Consiglio sono le sue dimissioni. Non vorremmo che, alla poltrona da consigliere in Insiel, si aggiungesse un posto ben remunerato nella Scuola di formazione».

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