Fvg, il centrodestra si scanna per una poltroncina

Braccio di ferro tra Forza Italia e Autonomia responsabile sul Comitato di controllo. Martedì si vota il presidente ma, senza intesa, si rischia lo stallo o un colpo di scena

TRIESTE. Il centrodestra in Consiglio regionale ha il mal di pancia. L’imminente rinnovo della presidenza del Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione sta infatti creando più di qualche incomprensione nell’opposizione. La partita rientra nella rotazione prevista a metà legislatura nella guida delle commissioni consiliari e del Comitato stesso che, presieduto finora da Riccardo Riccardi (Fi) e appannaggio dei gruppi di minoranza, ha la funzione di verificare attuazione ed effetti delle leggi.

Il testa a testa è fra Elio de Anna (Fi) e Valter Santarossa (Ar). Entrambi di Pordenone, entrambi possibili candidati nella corsa a sindaco del capoluogo. Il tema tiene banco da giorni, con schermaglie tra i due partiti e un clima da vecchio manuale Cencelli. La questione parte da lontano: da quando a inizio legislatura Forza Italia ottenne sia la vicepresidenza del Consiglio regionale per Paride Cargnelutti, sia la presidenza del Comitato per Riccardi. In quell’occasione, Ar rimase a bocca asciutta, con Santarossa invitato da Renzo Tondo a desistere dall’ambizione di guidare il Comitato.

Nel frattempo il quadro politico è mutato. La nascita di Ncd ha portato fuori dal Pdl sia Cargnelutti che Alessandro Colautti, permettendo a Riccardi di subentrare a quest’ultimo nel ruolo di capogruppo. E così, arrivati al rinnovo di metà mandato, Riccardi ha scelto di chiamarsi fuori dal Comitato e si è fatto sostituire da De Anna, proponendolo come successore alla presidenza. Un incarico che comporta emolumenti aggiuntivi (circa 1.500 euro lordi al mese) e il diritto a una figura di segreteria, che Fi perderebbe in caso di passaggio dell’incarico a Santarossa. Tra ambizioni individuali, contrappesi politici e volontà di salvaguardare un posto di lavoro, la situazione non trova soluzione e intanto le altre opposizioni dentro al Comitato puntano l’ambita casella presidenziale: Ilaria Dal Zovo (M5s), Barbara Zilli (Lega) e Mara Piccin (ex Lega).

A sparigliare ulteriormente le carte è stato Ncd, finora senza rappresentanti in Comitato: il partito ha appena ottenuto di designarvi un rappresentante, probabilmente Colautti. Il suo ingresso segnerà l’uscita di Piccin o Zilli, con quest’ultima che pare destinata ad avere la peggio nelle faide interne all’ormai sparpagliata galassia leghista. Domani il Comitato si riunirà per scegliere il nuovo presidente ma, senza un accordo sul nome, i cinque membri dell’opposizione potrebbero votare ciascun per sé, creando una situazione di stallo.

Oggi i capigruppo di Fi, Ar, Ncd e Gruppo misto si incontreranno per un ultimo tentativo di intesa su un candidato unitario. Da una parte, dopo aver perso la vicepresidenza del Consiglio per il passaggio di Cargnelutti a Ncd, Fi spinge per De Anna, anche per salvare la posizione di un dipendente del gruppo. Dall’altra, dopo essersi fatto da parte a inizio legislatura, Santarossa non è intenzionato a fare mezzo passo indietro, con Ar pronta ad assumere in cambio l’onere del contratto del collaboratore forzista. I due partiti hanno lo stesso peso, cinque consiglieri: nessuno dei due può quindi rivendicare un primato nell’opposizione. La mediazione sembra difficile e il fallimento dell’incontro aprirebbe scenari imprevedibili. Qualcuno sussurra allora che i due sfidanti abbiano tentato abboccamenti con i rappresentanti del centrosinistra, sperando che almeno uno di essi venga meno alla regola non scritta per cui la maggioranza si astiene dalla nomina del presidente del Comitato. Se Colautti parrebbe favorevole all’ipotesi del subentro di Ar alla presidenza, tutta da verificare è la posizione di Piccin, eletta a Pordenone e certo non indifferente a una sfida interna ai maggiorenti pordenonesi.

Il centrosinistra intanto preannuncia l’astensione. Farebbe eccezione Stefano Pustetto (Sel), che gli spifferi dicono pronto a spostare la partita fuori dal centrodestra, indicando il nome di Dal Zovo, esponente di quel M5s che conta a sua volta cinque eletti. Roba da spaccarsi la testa e c’è chi non esclude che la seduta sarà fatta saltare per mancanza di numero legale.

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