Fvg, i profughi nelle caserme dismesse

L'ipotesi formulata a Trieste. Tondo: prima però vanno accolti nelle altre regioni. Lega contraria: se li prendano i francesi. L'ira di Narduzzi: la prossima volta dovremo mandare un assessore della Lega e non Ciriani a contrattare a Roma dove bisogna saper battere il pugno

TRIESTE.  Nessuna tendopoli e nemmeno campi profughi. Per accogliere i rifugiati di Lampedusa il Friuli Venezia Giulia sta pensando alle caserme dismesse sparse sul territorio. La Prefettura conferma pur precisando che «è una delle possibilità da tenere in considerazione, ma al momento non c'è un piano preciso perché si attendono le direttive del ministero e che non c'è neanche una stima precisa di quanti potrebbero essere effettivamente gli immigrati destinati alla nostra zona». Forse un migliaio, si dice. Forse meno.

Di certo c'è solo una cosa: il fermo no della Lega. L'ipotesi di aprire le porte agli immigrati va contro il muro alzato dal partito. Mentre il Presidente Renzo Tondo continua a ripetere che il Friuli Venezia Giulia si muoverà «dopo gli altri, perché siamo strapieni ed è giusto che le altre regioni dimostrino nei fatti la loro concreta capacità di accoglienza», il Carroccio fa ancora una volta la voce grossa. Il capogruppo in Consiglio regionale Danilo Narduzzi è letteralmente furibondo: «Non vogliamo nessuno qui, siamo contrari agli immigrati, rischiamo gravi tensioni sociali. I profughi? Che se li prendano i francesi che in questi giorni sono stati così bravi a sganciare le bombe in Libia».

Il capogruppo punta l'indice sul vice-presidente Luca Ciriani, il collega di maggioranza delegato della Regione al vertice dell'altro giorno al Viminale. Ciriani aveva dato segnali di apertura alle richieste di disponibilità e solidarietà avanzate da Maroni per distribuire i 50 mila immigrati che si attendono in Italia «nelle ipotesi più pessimistiche».

«La prossima volta dovremo mandare un assessore della Lega a contrattare a Roma, sarà meglio - attacca Narduzzi - uno dei nostri che sappia sbattere i pugni sul tavolo e che sappia tenere salde le nostre ragioni». Anche il segretario regionale Pietro Fontanini bacchetta il vice-presidente della giunta. «Non doveva assolutamente cambiare idea - osserva - era necessario tenere duro e non cedere di un millimetro». Il partito di Bossi è granitico nelle sue posizioni, pur con accenti diversi.

Diverse sfumature si possono leggere nelle parole dell'assessore Federica Seganti, che ritiene «sia giusto valutare cosa succederà perché un conto è se ci arrivano clandestini o pregiudicati, un altro se ci troviamo gente che chiede asilo politico. Oppure mamme con bambini che scappano da una guerra. Siamo in pieno conflitto, dobbiamo capire bene la situazione che abbiamo davanti e chi ci troveremo eventualmente a ospitare - riflette Seganti - se sono clandestini non li vogliamo, se sono profughi valuteremo». Il parlamentare Massimiliano Fedriga, segretario provinciale a Trieste, è più cauto: «Non è detto che arriveranno in mille, noi abbiamo dato soltanto una disponibilità di massima a quanto ha chiesto il ministro Maroni. Però se così dovesse essere anche il Friuli Venezia Giulia sarà chiamato a fare sacrifici, speriamo che non succeda».

Il problema però potrebbe effettivamente presentarsi. Tanto che il presidente dell'Anci regionale e sindaco di Monfalcone, Gianfranco Pizzolitto, non riesce a nascondere tutta la sua preoccupazione: «Non vorrei proprio che la Regione ci abbandoni e lasci da soli i Comuni a dover affrontare una questione così delicata». Pizzolitto chiede un confronto con le istituzioni «per un coordinamento specifico, altrimenti corriamo il pericolo di trovarci impreparati».

L'Anci esclude campi profughi e tendopoli, «per carità sarebbe gravissimo», aggiunge Pizzolitto. A rafforzare la linea anche una nota dell'Anci stessa: «I sindaci, qualora la Regione decidesse di accogliere le richieste del Governo di dare ospitalità a profughi provenienti dai paesi del Nord Africa, non potranno non fare la loro parte ma solo su un piano coordinato dalla Regione che preveda anche le giuste risorse necessarie». L'eventualità di rendere disponibili le caserme resta la, per ora, più accreditata.

La Prefettura, in serata, afferma tuttavia che «l'utilizzo non può considerarsi immediato, le strutture sono vecchie e devono essere rimesse a posto prima di far entrare delle persone».

 

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