“Fuga” dal Fvg al Regno Unito per battere sul tempo la Brexit
TRIESTE. La Brexit mette l’ansia da regolarizzazione. Nell’intero stivale e pure in Fvg. Anche se la prima fase dei negoziati è stata, per il momento, conclusa, all’alba di ieri mattina, dopo un’estenuante notte di lavoro tra la premier britannica Theresa May e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker, negli scorsi mesi nulla era sicuro. E anche ora, a sentire gli italiani della Gran Bretagna, il cuore trema. Sì, perché il rischio di dover fare le valige per tornare a casa c’è. A meno che non si risulti effettivamente residenti nel Regno Unito. Lo sanno bene coloro che sono passati sotto il radar dell’Istat e della Fondazione Migrantes che hanno fornito due rapporti sul tema. Dal 2015 al 2016 i flussi verso oltremanica sono passati da 17mila a 25mila (+42%), dato da estrapolare dalle 115.000 emigrazioni totali verso tutti gli altri paesi. Un effetto questo che sarebbe indotto proprio dalla prospettiva del sempre più imminente divorzio tra il Paese e l’Unione Europea. L’aumento in questione degli emigrati italiani può dipendere infatti dalla necessità di registrarsi all’Anagrafe degli Italiani residenti all’estero (Aire) per poter dimostrare di vivere a tutti gli effetti nel territorio britannico prima che vengano resi esecutivi i negoziati di uscita dall’Ue. Anche se non è da escludere che nel dato dei 25mila rientrino pure gli italiani già presenti in terra inglese, che hanno in seguito regolarizzato la loro posizione.
Una tendenza in crescita che balza all’occhio osservando al microscopio anche i dati di espatrio dal Nord Est. La prima meta degli emigrati che l’anno scorso hanno lasciato il Friuli Venezia Giulia è stata proprio il Regno Unito. Sono stati 712 le persone che hanno preso l’aereo con biglietto senza ritorno. Quasi il 19% del 4391 cittadini italiani e stranieri residenti che hanno lasciato la regione.
In ogni caso, se a livello nazionale seguono poi Germania (19.178), Svizzera (11.759), Francia (11.108), Brasile (6.829) e Stati uniti (5.939), le preferenze del Fvg sono leggermente invertite: Argentina (390), Germania (351), Brasile (335), Svizzera (209), Francia (195), Slovenia (166).
Regno Unito a parte, le spedizioni verso l’estero mostrano che il resto del globo attira sempre più italiani che dal proprio territorio d’origine hanno deciso di andarsene per lavorare, studiare, vivere da un’altra parte. In particolare nell’ultimo decennio l’Istat sottolinea un boom che è triplicato. Se nel 2007 erano 36mila gli italiani che prendevano il volo, nel 2016 sono stati 115mila, anzi, 157mila se si aggiungono i residenti stranieri. Anche il Friuli Venezia Giulia non si esime da questo trend, perché sempre nell’ultimo decennio i flussi sono più che raddoppiati: da 1995 nel 2007, a mila nel 2016 . Con riferimento all’anno scorso inoltre e il 2015, l’aumento è del 6,3%, 4391 persone se ne sono andate, e il 48,9% ha tra i 18 e i 39 anni.
Ma c’è di più. Qual è una delle città che vede più fughe? Trieste (2,8 per mille). Il capoluogo giuliano non solo si pone tra i posti a livello nazionale da cui più si emigra, dopo Bolzano (3,4 per mille), Vicenza (3,2 per mille), e Mantova e Imperia (3,1 per mille), ma è prima nella lista del Fvg. Si contano infatti 176.482 iscritti del Fvg all’Aire (il 14,5% della popolazione totale residente) e la fetta di triestini sparsi per il mondo corrisponde a 29.441 iscritti all’Aire, cioè il 14,4% dei propri residenti. Seguono Udine con 6609 (6,7%), Pordenone con 3971 (7,8%) e Gorizia con 3547 (10,2%).
In generale ad andarsene sono soprattutto i giovani, con una prevalenza nella fascia tra 25 e 29 anni; seguite da quelle tra 30 e 34; 35-39; 40-49; 20-24. In aumento anche l’addio degli over 65. «Le cause che portano i giovani all’espatrio sono conosciute - spiega il rapporto della Fondazione Migrantes - e sono la mancanza di lavoro o di un lavoro adatto alle proprie competenze, la ricerca di migliori condizioni salariali, la fuga dalla precarietà, fattori personali, crescita individuale, contesto ritenuto sfavorevole, curiosità. Cause che dipendono dall’età, dal genere, dalla condizione professionale ed economica e dalle aspettative», indicando «una serie di implicazioni difficilmente intercettabili nella loro totalità e complessità».
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