Fronda in Confcommercio: «Monomarca, perché no?»
La spaccatura c’è ed è netta nonostante il tentativo di occultarla. Nella lotta contro lo sbarco a Trieste dei monomarca, la Confcommercio e il presidente Antonio Paoletti si trovano isolati visto che altre importanti associazioni di categoria come Confartigianato, Confesercenti e Fipe non vedono di cattivo occhio l'arrivo dei mega-store. Tanto per dirne una, l' appello contro i monomarca pubblicato a pagamento da Confcommercio sul Piccolo (erano riportate le sigle delle diverse realtà iscritte), non è stato condiviso da tutti. «Anzi, - afferma Bruno Vesnaver, presidente della Fipe, - io personalmente non sono nemmeno stato interpellato, non mi è mai stato chiesto un parere e non ero al corrente della pubblicazione di quella pagina con tanto di marchio Fipe. Il mercato ormai è libero - osserva Vesnaver - dicendo di no, rischiamo che queste importanti realtà ci voltino le spalle per approdare oltreconfine. In questo la concorrenza resterebbe identica ma andremmo a perdere centinaia di posti di lavoro destinati soprattutto ai giovani, tutto l' indotto che ruota intorno ad un grande store commerciale e la capacità di attrazione imprenditoriale della città». «Per tutelare i piccoli negozi non bisogna rifiutare le gradi realtà - sostiene - bensì ponderare le proposte dei grandi marchi tenendo conto non solo dell' interesse di un gruppo di negozi ma del rilancio dell' intera città».
E fa l'esempio di Eataly. «Se si segue questa logica noi ristoratori avremmo dovuto opporci, in coro, all'arrivo in città di Eataly che invece attrarrà presenze e aggiungerà valore commerciale alla città».
Evidenziando che alla notizia dello sbarco del colosso del gusto di Oscar Farinetti, nessun commerciante e nessuna categoria si è opposta. Forse perché a venir toccati, in quel caso, sono gli interessi dei ristoratori e non dei negozianti? In Italia la Confcommercio ha registrato 189.162 associati nel 2013. La Confartiginato, 206.308 mentre la Confesercenti 92.207.
«Imprenditori locali che investono ormai non ce ne sono - avverte Giuseppe Giovarruscio, presidente di Confesercenti - la città non può continuare a dire sempre di no a questi colossi. Le posizioni conservative non servono più a nulla». Il numero uno di Confesercenti rileva anche un' incoerenza.
«Paoletti - sostiene - dice no ai monomarca per una questione di concorrenza ma poi affitta ai monomarca i fori commerciali sotto alla Camera di Commercio. E apre un mega residence in via Diaz facendo concorrenza alle realtà ricettive iscritte a Confcommercio». Non si tira indietro nemmeno Dario Bruni, presidente provinciale di Confartigianato e iscritto a Confcommercio con due imprese a conduzione familiare: «Le serrande in centro città negli ultimi anni si sono abbassate senza la presenza dei monomarca, - dichiara - le posizioni talebane non aiutano il commercio». E avanza una proposta. «Se voleva essere costruttiva, la Confcommercio poteva aprire una trattativa con il Comune - suggerisce - e pretendere in cambio del via libera ai monomarca agevolazioni per i piccoli negozi del centro come parcheggi agevolati per i clienti, sconti sulla Tares e altri sgravi».
A livello politico, da sempre favorevole ai monomarca è il consigliere comunale Paolo Rovis, ex assessore al Commercio della giunta Dipiazza e associato, tra l' altro, a Confartigianato con la sua attività. «La vicenda dei monomarca - scrive in una nota - la avviai io stesso già nel 2007, con lo scopo di attrarre investimenti e generare nuovi posti di lavoro a Trieste. Il mio voto a favore dunque è coerente».
Rovis sostiene che «quelli che oggi si oppongono ai monomarca - dichiara - sono gli stessi che vent'anni fa combatterono feroci battaglie contro la pedonalizzazione di via San Nicolò. Anche allora paventarono il disastro commerciale a causa, in quella circostanza, dell'interdizione della via al traffico veicolare». La sensazione è che la battaglia sui monomarca sia appena cominciata. E l’unanimismo in Confcommercio era solo di facciata.
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