Il viaggio amarcord dell’ex tranviere Franco Storti: «Metà della mia vita a guidare il Tram di Opicina»
Nel primo giorno della ripartenza della linea 2 c’era anche lo storico ex tranviere ancora innamorato del mestiere: «Tornerei anche gratis. Qui ho trovato Lucia: a giugno festeggiamo 50 anni di matrimonio»
«Ho passato metà della mia vita su questo Tram. Mi ha regalato anche l’amore perché qui a bordo ho conosciuto la “mia” Lucia. A giugno festeggeremo cinquant’anni di matrimonio». Franco Storti, storico ex tranviere di Opicina, sale in a bordo facendosi strada tra la piccola folla festante.
Un pezzo di famiglia
Alle 9 il capolinea della frazione è un brioso carosello. Se per molti triestini la carrozza bianco e azzurro è un vecchio amico da riabbracciare dopo otto anni e mezzo di assenza, per lui è un pezzo di famiglia. Franco ha 75 anni e per 34 ha guidato i mezzi pubblici triestini, dedicandosi negli ultimi 18 della sua carriera al tram di Opicina. Tanto da diventare un’istituzione: è stato l’ultimo tranviere della vecchia generazione ad andare in pensione, nel 2007, dopo aver insegnato i trucchi del mestiere ai colleghi più giovani.
Il nastro dei ricordi
Per questo sabato non voleva perdersi il ritorno in esercizio dell’iconico mezzo. Sceglie un posto lato finestrino e srotola il nastro dei ricordi, mentre la collina di Scorcola scivola dietro i vetri e dal sedile accanto qualcuno intona El tram de Opcina. Un viaggio nel tempo, per Franco, pensionato ma ancora innamorato del suo mestiere. «Se oggi mi chiedessero di guidare il Tram, gratis, un paio di giorni a settimana, direi sì subito – esclama –. Mi piaceva davvero tanto. Era come stare in una grande famiglia».
Il primo ricordo del Tram
Uno dei primi ricordi che ha del Tram è di quando «da picio, d’estate andavo al mare alla Lanterna Verde con mia mamma e mia sorella. Eravamo poveri e per risparmiare i soldi del biglietto mi nascondevo sotto al sedile per non farmi vedere dal bigliettaio». Sorride ripensando alla scena e all’ironia della sorte che qualche decennio dopo gli avrebbe fatto indossare proprio quei panni: bigliettaio e autista.
L’annuncio sul Piccolo
Un lavoro a cui si è avvicinato quasi per caso, rispondendo a un annuncio sul Piccolo: «Acegat, (la società che gestiva il trasporto pubblico, ndr) cercava personale. Io all’epoca facevo l’autista per Hausbrandt». Passa subito la selezione e nel 1973 inizia la nuova avventura alla guida dei bus. Mentre alcuni passeggeri lo ascoltano incuriositi, l’ex tranviere estrae dalla tasca del giubbotto la tessera di assunzione di Acegat e la patente del tram: sono alcuni dei cimeli che custodisce con orgoglio insieme a due album di fotografie.
Da passeggero a tranviere
All’inizio Franco frequentava il Tram solo da passeggero, per spostarsi da Opicina a piazza Oberdan e ritorno. I colleghi se ne accorgono e gli propongono di fare il bigliettaio nella mezza giornata in cui non è al volante. Lui accetta entusiasta, in attesa di prendere la patente che gli permetterà di guidare il mezzo elettrico e la vettura storica.
«Con quella portavamo i bambini alla chiesa di Campo Cologna il giorno della Prima comunione, gli invitati ai matrimoni e le comitive di turisti. Il Tram non si fermava neanche con la neve, quando il resto della città si bloccava. Tranne una volta – precisa con l’indice alzato e un sorriso che si allarga sotto i baffi brizzolati –. Aveva nevicato parecchio e noi per tutta la notte abbiamo continuato a fare su e giù con le vetture per evitare che binari e cavi ghiacciassero. Ci eravamo riusciti. Ma la mattina dopo lo spazzaneve ha seppellito i binari per sgomberare la strada. E siamo rimasti fermi».
L’incontro con Lucia
Era una rigida giornata d’inverno anche quando Franco, con il suo proverbiale buon umore, invitò Lucia (ex infermiera al Burlo) al primo appuntamento. «Era tutto appannato e io le ho chiesto se poteva prestarmi le sue calze per pulire il vetro. Non so come mi sia uscita questa frase. Per fortuna l’ha presa bene: ci abbiamo riso su. L’ho invitata a bere un bicchiere di latte e lei ha accettato. Ma ogni tanto mi rinfaccia ancora di non averle offerto un caffè. A giugno festeggeremo 50 anni di matrimonio», annuncia commosso, asciugandosi una lacrima che scivola veloce sotto gli occhiali.
Aneddoti spericolati
Impossibile trattenere l’emozione: il Tram, per lui, è un grande scrigno di ricordi. Aneddoti divertenti «come le nonne che mi aspettavano alla fermata con i nipotini chiedendo se potevo farli sedere al posto di guida». O spericolati, come quando «ho sostituito un fusibile bruciato, senza chiedere aiuto ai meccanici. La vettura era piena di turisti, non volevo farli aspettare, così ho fatto da solo, anche se era pericoloso».
In 34 anni mai nessun incidente o richiamo e un solo rimpianto: aver “disertato” la linea 2 proprio l’ultimo giorno di servizio. «Avevo chiesto all’azienda di poter finire guidando un bus, come appena assunto, in modo da chiudere il cerchio, ma i passeggeri mi aspettavano qui, con gli striscioni appesi – dice Franco indicando una curva lungo la discesa –. Questo Tram ce l’ho nel cuore». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo