Fotovoltaico, la Soprintendenza stoppa oltre la metà dei progetti
Puliscono l’aria però sporcano il panorama. Insomma, fanno bene al naso (e soprattutto ai polmoni) e fanno male agli occhi (qui intesi come senso estetico). Paiono avere un destino bifronte, per gli umani sensi, gli impianti fotovoltaici che i triestini chiedono di poter installare sulle proprie case nelle zone soggette per legge al giudizio delle “Belle arti”, in questo caso della Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici diretta dall’architetto Maria Giulia Picchione.
Una relazione tecnica degli uffici competenti del Municipio - resa nota giovedì da Elena Marchigiani come assessore all’Edilizia privata, nell’ultima seduta della Sesta commissione Urbanistica, ai consiglieri comunali che ne fanno parte - dice in effetti che nell’ultimo anno e mezzo, in particolare, i progetti d’iniziativa privata filati lisci, a proposito di posa di pannelli solari, costituiscono il 42,5%, contro il 57,5% di permessi bocciati o quanto meno rimandati, con controrichieste tali da indurre la rinuncia. Più di un’opera su due, banalizzando, resta al palo.
«Dal 2012 ad oggi - si legge in tale relazione - sono stati conclusi 73 procedimenti relativi a istanze di rilascio dell’autorizzazione paesaggistica per l’installazione di impianti fotovoltaici. Di questi 22 (pari al 30,1%, ndr) hanno avuto il parere contrario della Soprintendenza, 20 (il 27,4%, ndr) hanno avuto parere favorevole della Soprintendenza con prescrizioni che rendono inattuabile l’intervento» per la «richiesta di coppi fotovoltaici», 25 (il 34,3%, ndr) sono stati approvati con silenzio/assenso», infine «sei (l’8,2%, ndr) hanno avuto parere favorevole dalla Soprintendenza». Le 73 pratiche prese in considerazione - spiega la stessa Marchigiani - sono quelle che avevano ottenuto il via libera preliminare dovuto per legge da parte della Commissione Paesaggio del Comune. Commissione che, per inciso, aveva bloccato a sua volta preventivamente un altro progetto, questo neppure inoltrato alla Soprintendenza.
I dati srotolati dalla relazione, se ci si fa caso, sottintendono che la stragrande maggioranza delle richieste che hanno superato l’esame “Belle arti” è il prodotto dell’istituto del silenzio/assenso (60 giorni di iter «semplificato» di cui 25 in Soprintendenza per gli impianti sotto i 20 kW e sotto i 20 metri quadrati, 105 giorni di iter «ordinario» di cui 45 in Soprintendenza per potenze e dimensioni superiori). Una parte residua si è meritata invece il «parere favorevole». I pieni voti. Una domanda su tre, grosso modo, è stata respinta invece con «parere contrario». Leggermente più bassa, ancora, è la percentuale dei pareri favorevoli con prescrizioni che la relazione degli uffici tecnici del Municipio ritiene sostanzialmente “impossibili”.
«Circa un milione di euro, a spanne, di finanziamento statale di cui avrebbe beneficiato il territorio triestino non potrà arrivare, a causa delle decisioni della soprintendente, che evidentemente non si rende conto delle ripercussioni di queste sue decisioni sul territorio stesso», lamenta su tutti Paolo Bassi, ex dipietrista passato al Gruppo misto, primo firmatario della richiesta fatta a fine giugno al presidente della Sesta commissione, Mario Ravalico del Pd, di convocare la seduta sul caso “pannelli fotovoltaici” che è andata poi effettivamente in scena, come si diceva, lo scorso giovedì. La pecunia statale evocata da Bassi - che durante la commissione ha chiesto pure la possibilità di una riconvocazione alla presenza dell’architetto Picchione - è riconducibile a una serie di incentivi specificati sempre nella relazione: non solo gli «ecobonus» del «65%» per «interventi» di «riqualificazione» e «efficienza energetica», con annessa «detrazione del 50% sull’acquisto di sistemi fotovoltaici», ma anche il cosiddetto «Conto energia», ormai in via di esaurimento, che «permette di rivendere l’energia prodotta dal proprio impianto direttamente all’Enel ad un prezzo molto alto per i primi 20 anni di vita dell’impianto».
«A questo punto l’unica soluzione in tempi relativamente sostenibili è che la regione proceda al più presto col nuovo Piano paesaggistico, in base al quale, per alcune tipologie d’intervento, il parere della Soprintendenza da vincolante diventa consultivo», osserva quindi dal Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli, tra i firmatari della richiesta di convocazione della Sesta commissione assieme a Cesare Cetin dell’Idv, Patrick Karlsen dei Cittadini, Daniela Gerin di Sel, Roberto Decarli di Trieste cambia e Iztok Furlanic, l’attuale presidente del Consiglio comunale in quota Rifondazione.
@PierRaub
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo