Fondi sospesi, il Teatro Zajc di Fiume blocca il Dramma Italiano
ZAGABRIA. Spettacoli cancellati per mancanza di fondi. Al Teatro nazionale di Fiume Ivan Zajc non andranno più in scena gli spettacoli del Dramma italiano (DI), perché i finanziamenti previsti dal ministero degli Esteri italiano non sono ancora arrivati. Ad annunciarlo è stato il sovrintendente del teatro, Marin Blažević, che ha deciso di sospendere la programmazione del Di fino a quando l’istituzione da lui diretta non riceverà un secondo anticipo da 25 mila euro dall’Unione italiana (UI). Un gesto «scandaloso» e «inqualificabile» secondo Maurizio Tremul, presidente della giunta esecutiva dell'Ui. «Abbiamo già erogato un anticipo non oneroso da 25 mila euro al Teatro di Fiume e, nonostante l’UI non sia una banca, abbiamo deliberato una seconda tranche, ma a oggi non possiamo pagarla», spiega Tremul.
In attesa che da Roma arrivino i fondi destinati attualmente al Dramma italiano (circa 120 mila euro), l’UI ha anticipato, come l’anno scorso, una parte del finanziamento. Ma quest’anno, a causa di diversi ritardi - dovuti anche alle elezioni in Friuli Venezia Giulia - che hanno fatto slittare la riunione del comitato di coordinamento sui fondi da assegnare all’UI, quest’ultima si trova senza liquidità. Tremul, inoltre, considera la motivazione di Blažević «un pretesto», poiché «il teatro è finanziato anche dalla Città di Fiume che paga tutti gli stipendi, attori compresi, e dai fondi destinati alle minoranze di Slovenia e Croazia». «Insomma, questi 25 mila euro non possono rappresentare un ostacolo», assicura il leader dell’UI.
La vera ragione dello stop al Dramma italiano sarebbe lo scontro in corso tra il sovrintendente del teatro e l’ex direttore del DI Sandro Damiani, che negli ultimi giorni si sono attaccati a suon di editoriali sulle colonne del quotidiano Novi List. L’UI ha sostenuto la candidatura di Damiani alla guida del DI, ma Blažević gli ha preferito Giulio Settimo, da un mese nuovo direttore del Dramma. Da allora la rivalità tra i due si è fatta scontro aperto, che però «andrebbe risolto personalmente e senza coinvolgere l’UI», dice Tremul. Blažević cita invece ragioni puramente economiche. In un recente intervento sul Novi List, il sovrintendente ha spiegato di aver registrato nel 2016 un deficit più alto proprio a causa dei ritardi nel finanziamento del DI e ha accusato l’Italia di non contribuire abbastanza al pagamento degli spettacoli. «Non capisco come sia possibile che un intero Paese, l’Italia, stanzi per il Dramma italiano solo 900 mila kune (120 mila euro, nda.), mentre una città grande come un quartiere di Roma, Fiume, contribuisce con più di 5 milioni di kune (677 mila euro, nda.)», ha detto Blažević.
Tirato in causa, il Console d’Italia a Fiume, Paolo Palminteri, ricorda che «il Dramma italiano fa parte dell’ensemble del Teatro nazionale di Fiume e si rivolge a tutto il pubblico fiumano, non solo alla minoranza italiana». «Si tratta - aggiunge il Console - di rappresentazioni in lingua italiana ma fornite di sottotitoli e che si rivolgono, insomma, a tutta la popolazione. È normale dunque che la maggior parte del suo finanziamento provenga dalla Città di Fiume, dato che lo Zajc è un’istituzione fiumana».
Se per i fondi da Roma bisognerà aspettare diversi mesi, a Fiume la battaglia non è finita. L’UI annuncia che «verificherà attentamente come il teatro Ivan Zajc usa i finanziamenti italiani, perché le spese di amministrazione che ci vengono addebitate ci paiono eccessive», avverte Tremul.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo