Finti studenti in Slovenia vogliono solo entrare in Ue

Scoperti in 150: giunti da India e altri paesi, una volta avuto il permesso di soggiorno hanno lasciato il Paese divenendo migranti. I documenti gestiti da un’agenzia
Slovenija, Ljubljana, 01 .07.2013, 01. Julij 2013 Studenti iz 27 drzav so prisli na 32 poletno solo slovenskega jezika, ki poteka na filozofski fakulteti. dogodek, izobrazevanje, solanje, slovenski jezik Foto: Ziga Zivulovic jr./Bobo
Slovenija, Ljubljana, 01 .07.2013, 01. Julij 2013 Studenti iz 27 drzav so prisli na 32 poletno solo slovenskega jezika, ki poteka na filozofski fakulteti. dogodek, izobrazevanje, solanje, slovenski jezik Foto: Ziga Zivulovic jr./Bobo

LUBIANA. La migrazione sta trovando sempre nuovi canali per trasferirsi illegalmente dalle periferie del mondo nel cuore dell’Europa. La polizia della Slovenia, nei giorni scorsi, ha scoperto 150 giovani provenienti da Nepal, Bangladesh e India i quali si sono iscritti, ma solo fittiziamente, a due scuole private di specializzazione post universitaria di Lubiana.

Così facendo hanno ottenuto il permesso di soggiorno nel Paese per motivi di studio, ma poi molti di loro hanno fatto perdere le proprie tracce, proseguendo il loro iter da migranti verso altri Stati europei. Le autorità di polizia slovene hanno immediatamente consegnato il decreto di espulsione dal territorio nazionale a quelli che è riuscita a rintracciare.

L’episodio portato alla luce dagli inquirenti di Lubiana riguarda, come detto, giovani i quali grazie ai servizi di un’apposita agenzia in India si sono procurati tutti i documenti necessari per trasformarsi in studenti extracomunitari. Il traffico avrebbe fruttato alle due scuole qualche cosa come 100mila euro. Gli studenti fittizi, secondo quanto riportato dal sito web di Rtv Slovenija, pagherebbero dai tre ai seimila euro per l’istituto scolastico in Slovenia, e in più duemila euro all’agenzia per ottenere i documenti necessari. Così, con una spesa che si aggira tra i cinquemila e gli ottomila euro, persone che non hanno i requisiti per ottenere un visto e il successivo permesso di soggiorno riescono a giungere in un Paese europeo (nella fattispecie la Slovenia) pagando anche molto meno rispetto a quanto avrebbero dovuto versare per lo stesso “servizio” al crimine organizzato specializzato in traffico di esseri umani.

Slovenija 20.01.13, univerza v ljubljani, ljubljana, ul, foto: shutterstock
Slovenija 20.01.13, univerza v ljubljani, ljubljana, ul, foto: shutterstock


Secondo i dati forniti dal ministero degli Esteri della Slovenia nel 2016 in Slovenia sono stati concessi 33.518 permessi di soggiorno. Di questi 2.622 sono stati permessi per motivi di studio rilasciati a giovani provenienti da Paesi dell’Unione europea e 2.101 a giovani provenienti da Paesi che comunque fanno parte dell’area economica dell’Europa.

Ma quello che è balzato agli occhi anche degli inquirenti è che se nel 2015 gli studenti richiedenti il permesso di soggiorno provenienti da Nepal, Banglasesh e India era stato di 20 unità, l’anno successivo è balzato a 171.

La polizia ha avviato immediatamente le indagini che sono ancora in corso, come spiega a Rtv Slovenija, Tomaž Pavček dell’Amministrazione generale della polizia slovena, per questo non si conoscono ancora le cifre esatte del fenomeno. «L’unica cosa che posso dire a riguardo - ha dichiarato il funzionario della polizia slovena - è che nella sede dell’Ateneo di Nova Gorica di 30 studenti iscritti ne sono rimasti solamente due». «Dobbiamo stare attenti - ha avvertito Pavček - di non diventare la porta d’ingresso per l’Europa» con il trucco dei falsi studenti.

Secondo al legge slovena gli studenti che chiedono il permesso di soggiorno devono avere il passaporto valido, un’assicurazione sanitaria e denaro sufficiente per vivere nel Paese che ammonta a 292,56 euro mensili. Oltre all’iscrizione a un istituto d’istruzione sloveno.

La polizia ha messo in allerta il sistema educativo del Paese raccomandano alle università di controllare con attenzione i documenti esibiti e di sostenere anche un colloquio con gli iscritti extracomunitari per verificare i loro progetti e le loro ambizioni.

Ma dal mondo accademico, sui controlli, c’è già qualche voce critica, come quella della rappresentante della Facoltà di legge di Lubiana la quale ha sostenuto che bisogna stare attenti a come si opera altrimenti si corre il rischio «di trattare tutti gli studenti come fossero dei potenziali criminali».

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