Fincantieri, operai reintegrati, vittoria bis in Appello
MONFALCONE Confermata l’illegittimità del licenziamento per due dei quattro operai che sarebbero stati “sorpresi a dormire” durante il turno notturno di lavoro nel cantiere navale. Era la notte tra il 14 e il 15 settembre 2016, reparto di Salderia B. La sera successiva i lavoratori che si erano recati in stabilimento erano stati fermati davanti ai cancelli ed era stata loro consegnata la lettera di licenziamento, che l’azienda aveva comunque provveduto a inoltrare anche per raccomandata. È scaturita la sentenza della Corte d’Appello in ordine al reclamo presentato dalla Fincantieri che aveva impugnato la sentenza di merito, di primo grado, pronunciata dal giudice del lavoro di Gorizia Barbara Gallo.
Il collegio giudicante triestino, composto dal presidente Mario Pellegrini, a latere i giudici Lucio Benvegnù e Andrea Doardo, hanno dunque rigettato il reclamo di Fincantieri, confermando pertanto quanto sentenziato dal Tribunale di Gorizia. Licenziamento illegittimo, pertanto, e, come stabilito in primo grado, immediata reintegra degli operai sul posto di lavoro, con la condanna dell’azienda a ricostruire la posizione assicurativa e contributiva dei dipendenti assieme al versamento degli stipendi non percepiti durante la mancata attività lavorativa. Fincantieri è stata quindi condannata al risarcimento delle spese legali.
Recita il dispositivo della sentenza pubblicata: «La Corte d’Appello di Trieste, Collegio lavoro, definitivamente pronunciando così decide. Respinge il reclamo proposto da Fincantieri Spa e conferma integralmente la sentenza del Tribunale di Gorizia. Condanna la società Fincantieri a pagare le spese di giudizio di reclamo».
Una sentenza, al momento, nei confronti di due dei quattro operai che avevano ricevuto il provvedimento di licenziamento aziendale. Si attende, invece, la sentenza, sempre da parte della Corte d’Appello, relativa agli altri due lavoratori, difesi rispettivamente dagli avvocati Manuela Tortora e Matteo Belli.
I due legali, durante l’udienza del 5 ottobre scorso, avevano “puntato più in alto”, mettendo in discussione la stessa responsabilità circa il loro comportamento ritenuto comunque sanzionabile, sostenendo che gli operai erano invece in pausa autorizzata. Tortora e Belli avevano infatti impugnato la sentenza del giudice Gallo proprio in ordine a questo aspetto. Una richiesta a sostenere l’inapplicabilità di ogni tipo di provvedimento, disciplinare e sanzionatorio, allo scopo di poter ottenere la riabilitazione completa dei propri assistiti.
Il percorso giudiziale per gli altri due operai è giunto così al terzo “passaggio” in sede di Appello rispetto ai quattro gradi di giudizio previsti dalla legge Fornero, che contempla un primo pronunciamento ulteriore, ma non di merito, da parte del Tribunale ordinario. Resta pertanto la Cassazione. Che Fincantieri potrebbe ora perseguire impugnando la sentenza di appello, avendo già espresso la volontà di sostenere le proprie ragioni sfruttando tutti gli strumenti giudiziali garantiti. Nel frattempo gli operai sono stati già reintegrati, lo scorso agosto, dopo un periodo di permanenza a casa, all’indomani del primo pronunciamento del giudice Gallo circa il rientro immediato dei lavoratori, non ritenendo la società di avvalersi in prima battuta delle loro professionalità, procedendo invece alle coperture economiche a favore dei lavoratori, in adempimento di quanto disposto, comprese le erogazioni degli stipendi pur senza attività lavorativa.
Evidente la soddisfazione dei legali difensori dei rispettivi operai. È stato l’avvocato Carlo Ferrara, dello Studio Portelli di Udine, a comunicare l’esito della sentenza d’appello che, «in accoglimento delle nostre argomentazioni difensive, ha rigettato il reclamo di Fincantieri, confermando dunque quanto statuito dalla sentenza di primo grado».
I legali Michele Latino Quartarone e Sascha Kristancic hanno a loro volta osservato: «La Corte d’Appello ha integralmente confermato la sentenza in diritto. Non possiamo che esprimere soddisfazione, anche perché la sentenza conferma quanto da noi sostenuto, secondo cui, al di là dei fatti, per la mancanza contestata al nostro assistito il Contratto nazionale del lavoro applicato in Fincantieri prevedeva una sanzione conservativa, ossia un’ammonizione scritta, una multa oppure una sospensione». Alessandro Zupin, componente del sindacato nazionale Fismic, ha voluto esprimere il proprio parere circa il collega Luigi Toffolo, che fa parte del direttivo provinciale della sigla autonoma:
«Siamo felici, crediamo che Fincantieri debba rivedere il suo approccio nell’applicazione dei provvedimenti nei confronti dei lavoratori, che in questo caso sono stati eccessivi. Luigi Toffolo si è sempre dimostrato un operaio onesto e professionale».
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