Fallisce il tavolo, Eaton chiude e licenzia

MONFALCONE Eaton non recede. Applicherà la procedura dei 75 giorni fino a sancire il licenziamento dei 157 lavoratori, e con essi la fine anche dei 16 interinali e dei 40 dell’indotto. Quello di ieri al Mise è stato un tavolo senza ritorno per l’azienda, la quale non ha fatto altro che ribadire la sua posizione di intransigenza. Poche parole quelle sostanzialmente espresse dai vertici, rappresentati dal responsabile Eaton Italia, Paolo Germanà, accompagnato dal referente del personale: la perdita economica è importante nonostante gli ultimi tre anni di investimenti sul sito.
Ergo, un “no” netto, senza appello. Anche di fronte alla richiesta di sospendere per sei mesi la chiusura dello stabilimento, ossia la procedura della mobilità, al fine di permettere l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, impossibile in regime di Jobs Act per le chiusure aziendali. Sei mesi per prendere tempo e costruire un percorso finalizzato al ricollocamento. Niente di niente. Il comportamento di Eaton mantenuto ferreo e monolitico nella sede istituzionale più alta, quella dei Mise, davanti al viceministro Teresa Bellanova, ha seminato il gelo più profondo. Stigmatizzazioni corali. E’ stato un macigno piombato addosso.

Al tavolo assieme alle istituzioni e alle parti sociali c’erano anche i rappresentanti di Confindustria.
Toni durissimi. Caustico il vicepresidente della Regione Fvg: «Disappunto, sconcerto e rabbia nei confronti dei vertici della Eaton che si sono presentati al Mise con un comportamento arrogante, sprezzante e che porta indietro le lancette della storia alle relazioni industriali dell’Ottocento». E «totale chiusura - ha aggiunto - verso qualunque proposta da parte dell’azienda di fronte alle proposte avanzate dalla Regione che prevedevano una richiesta di sospensione per almeno sei mesi delle procedure di licenziamento al fine di trovare soluzioni che potessero consentire il ricollocamento dei lavoratori». L’assessore Loredana Panariti ha parlato di «totale indisponibilità dell’azienda, un atteggiamento di completa chiusura».
Tuoni dai sindacati. Thomas Casotto (Cgil) ha giurato «guerra vera». Con Livio Menon (Fiom Cgil) e per la Rsu Luca Sterle, nonchè Gioacchino Salvatore (Cisl), Alessandro Contino (Fim Cisl), Antonio Rodà (Uilm) a ruota nell’esprimere lo sconcerto di fronte a tanta irriducibilità. I sindacati sono pronti a mettere in campo ogni azione possibile. E allo scadere dei 75 giorni, in aprile, quando partiranno i preavvisi di mobilità, alla quale seguirà la Naspi (indennità di disoccupazione), partirà contestualmente l’occupazione dello stabilimento: «Noi saremo sempre in fabbrica - ha scandito Menon -. Dallo stabilimento non uscirà un chiodo. Le macchine non si toccano, sono anche frutto del lavoro e dei sacrifici dei dipendenti».
Clima infuocato, alimentato da un atteggiamento aziendale che definire «irricevibile» è stato ritenuto un eufemismo. La viceministro Bellanova non ha lesinato, è stato riferito, in toni aspri. Ha garantito il mantenimento del tavolo ministeriale, si va avanti. Due ore, ieri, dalle 15 alle 17, di non dialogo. Il solco profondo tra Eaton da un lato, istituzioni e parti sociali dall’altro. I lavoratori e i loro sacrifici trattati come numeri che non tornano nei conti economici aziendali. Il sindaco Anna Maria Cisint l’ha definito «inumano»: «L’azienda è stata di un’arroganza, un’insensibilità e di una mancanza di responsabilità sociale da togliere il fiato. Ho assistito al peggiore dei film horror», ha incalzato parlando altresì di «leggi capestro, come il Jobs Act. L’azienda - ha continuato - dev’essere messa di fronte alle sue responsabilità. Come ente locale la passeremo ai raggi ics. Andrò a guardare tutto ciò che ha fatto per ricercare ogni irregolarità. E saremo ai cancelli dello stabilimento, con i lavoratori». Cisint ha detto di più guardando anche al «caso Isontino» nel senso più complessivo: «Al tavolo ho fatto presente che l’industria del nostro territorio assorbe molti stranieri. Basta far lavorare gli stranieri al posto dei cittadini locali».
Oggi i sindacati illustreranno la difficile situazione ai lavoratori durante le tre assemblee per ogni turno. «Metteremo in campo tutte le azioni del caso, le decideremo assieme ai lavoratori - ha rilevato ancora Casotto -, nei confronti dell’azienda che ha negato perfino l’ipotesi dei sei mesi di stand-by ai fini delle ricollocazioni. Sarà scontro duro, assieme alle istituzioni non lasceremo nulla di intentato».
Al tavolo è stato citato anche l’indotto di Fincantieri per il quale «far entrare i lavoratori Eaton in modo diretto», ha concluso Casotto.
«Un incontro choccante - ha rimarcato Rodà -. L’azienda s’è presentata con un atteggiamento arrogante confermando i 75 giorni per licenziare i lavoratori. Il tavolo al Mise resta aperto per vedere se l’azienda cambierà atteggiamento. Ma la situazione a questo punto si è particolarmente irrigidita, anche di fronte alle istituzioni superiori. È gravissimo».
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