Esatto non “parla” la lingua slovena: triestino si rivolge al prefetto
TRIESTE Si presenta agli sportelli di Esatto e pretende di poter interloquire in lingua slovena. Non soddisfatto, invia un esposto al Prefetto rivendicando il diritto di ottenere dall’azienda di piazza Sansovino un servizio di interpretariato sia nei colloqui agli sportelli sia nelle comunicazioni, negli avvisi di pagamento e nelle cartelle esattoriali. Nel giro di poche settimane, Davide Danieli, 46enne residente a Trieste, riceve dall’Ufficio di Gabinetto della Prefettura una risposta in lingua italiana e slovena: «Questo Ufficio – si legge a firma del prefetto, Anna Paola Porzio – ha provveduto a interpellare la società e, acquisite le informazioni del caso, ha segnalato l’episodio al Comune di Trieste, unico azionista, per l’adozione delle misure utili a garantire l’interlocuzione in lingua slovena come da vigenti disposizioni».
La vicenda ha origine alla fine dello scorso anno. «Dopo aver ricevuto una cartella di Equitalia, dove come responsabile del procedimento era indicato un dipendente di Esatto – racconta Danieli –, sono andato in piazza Sansovino e, vista le delicatezza della questione, ho preteso di poter interloquire nella mia lingua e di avere i documenti tradotti, ma il massimo che sono riusciti a garantirmi è stata la disponibilità di parlare con una dipendente in croato. Cosi me ne sono andato e ho scritto al Commissario di Governo».
La società di riscossioni non ritiene di essere in difetto: «Non siamo un’ente pubblico – spiega il direttore Davide Fermo –. Conoscere lo sloveno non rientra negli obblighi contrattuali dei dipendenti di Esatto, non è tra i requisisti richiesti in caso di assunzione». Va tenuto conto che, ad alcune persone che hanno avanzato richiesta di ricevere gli avvisi di pagamento in sloveno, Esatto ha garantito comunque il servizio, «ma viene fatto per cortesia, non per dovere», specificano dalla società. «Se dovessimo obbligatoriamente comunicare in forma scritta e verbale in lingua slovena – fa presente Fermo –, servirebbe assumere del personale ad hoc: un’operazione che necessiterebbe di idonee risorse».
Sulla traduzione della cartella di Equitalia richiesta da Danieli, Esatto fa presente di non essere il soggetto che ha emanato l’atto. Danieli peraltro parla e scrive perfettamente in italiano e anche in dialetto triestino. Ha delle attività commerciali: il sito internet di riferimento è solo in italiano, le etichette dei prodotti esposti sono solo in italiano. «Ma io appartengo al popolo sloveno, ritengo che anche gli agenti della polizia locale, se mi fermano, debbano parlarmi in sloveno», precisa appellandosi così alla legge regionale di tutela della minoranza linguistica slovena. Esatto ha deciso comunque di acquisire un parere qualificato affidando un approfondimento della questione a un legale. —
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