Eaton chiude a Monfalcone: a casa 157 dipendenti

L’annuncio in Confindustria mette in strada 157 fra operai e impiegati, oltre a 16 interinali e una quarantina dell’indotto
Bonaventura Monfalcone-12.01.2018 Chiusura Eaton-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-12.01.2018 Chiusura Eaton-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE L’incontro in Confindustria a Gorizia è durato un quarto d’ora. Il tempo di fatto di annunciare tout-court: Eaton Automotive chiude, storica attività specializzata nella produzione di valvole per motori di auto. L’azienda ieri mattina ha infatti comunicato ai rappresentanti sindacali l’avvio della procedura di mobilità per i 157 lavoratori in forze nello stabilimento. Tutti a casa, dunque, assieme ai 16 dipendenti interinali, passando anche per la quarantina di operatori dell’indotto. Usciti dal palazzo di via Degli Arcadi, in fabbrica in via Bagni Nuova s’è aperta l’assemblea dei lavoratori. Ed è partito il presidio ad oltranza. I lavoratori a vigilare a turno su macchinari e attrezzature. Una «bomba», quella sganciata ieri dall’azienda, che ad oggi «mai aveva dato motivo di voler “battere in ritirata”», hanno tuonato i sindacati. Spiazzati rispetto ad aspettative ben diverse, sulla scorta dell’ultimo incontro avvenuto lo scorso 30 novembre. Allora, non senza segnali di difficoltà circa la diminuzione delle commesse tanto da aver indotto a bloccare il rinnovo dei contratti interinali, l’azienda aveva comunque fornito il carico 2018 dei volumi, compreso il calendario produttivo circa il primo trimestre, seppure in calo.

Il 2018 preoccupa i lavoratori di Eaton e Nidec
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Quel giorno i numeri c’erano. Tra i 7 e 8 milioni di valvole per quest’anno. E volumi scansionati: circa 568mila “pezzi” a gennaio, 750mila a febbraio e 900mila a marzo. Azienda e sindacati s’erano lasciati rinnovando l’incontro per gli ulteriori aggiornamenti. I numeri ieri si sono sciolti come neve al sole, aprendo uno scenario senza ritorno. Il motivo? Mancanza di volumi, di commesse, hanno riferito i rappresentanti della Fiom Cgil trovatisi di fronte ad una scelta «unilaterale». Il segretario generale della Cgil di Gorizia, Thomas Casotto, l’ha definita «incommentabile, indecorosa e inaccettabile».

I sindacati, pur consapevoli della difficoltà della situazione in un settore evidentemente legato alle fluttuazioni del mercato, erano convinti di portare a casa comunque dei risultati. In Confindustria si sono presentati il segretario della Fiom provinciale Livio Menon e la Rsu “monocolore” di stabilimento, con Luca Sterle, Maurizio Tondo e Alessandro Fontana. C’era anche il segretario provinciale Fim Cisl, Alessandro Contino. Per l’azienda, tra gli altri, erano presenti il direttore facente funzioni dello stabilimento Monte e l’ingegner Germanà, oggi responsabile Eaton in Italia.

L’incontro è iniziato alle 11.30. In un quarto d’ora s’è aperto il baratro della chiusura. Dopo l’annuncio partirà la procedura di mobilità, 2 anni a compenso degradante, che contempla 75 giorni per la “discussione” ai fini della ricerca di un accordo. Intanto ieri si sono alzate le barricate, con il via libera al presidio. «Ad oltranza, finché non si risolverà diversamente il problema – ha sottolineato Menon, al termine dell’assemblea dei lavoratori –. Non molleremo il colpo, metteremo in campo tutte le azioni possibili per scongiurare la chiusura dello stabilimento. Coinvolgeremo le istituzioni, la politica. Domani mattina (oggi, ndr) incontreremo il sindaco Cisint».

I sindacati, a questo punto, ne sono convinti: l’azienda ha fatto melina, quei numeri comunicati il 30 novembre dove sono finiti?, alludendo a operazioni di delocalizzazione. Un vero e proprio «colpo basso», ha rincarato Menon. E Casotto a ruota: «C’era lo spazio per affrontare e gestire la crisi. L’azienda invece ha messo di fronte i lavoratori ad una scelta irresponsabile. È vergognoso. Una soluzione va assolutamente trovata», ha aggiunto chiamando in causa anche la politica. E il governo con il suo Jobs Act, «che ha abrogato l’anno di cassaintegrazione per chiusura. Faremo tutto ciò che si può fare», ha concluso non escludendo anche la discesa in piazza.

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