Due librai e un bus inglese per far leggere il Nordest
TRIESTE. Questa è la storia di Simone, Sara e Dennis. Lui, libraio indipendente di Spresiano (Treviso), sei anni fa si è inventato la “Libreria diffusa”, per portare i libri a festival, eventi culturali e nei paesi – del Veneto e del Friuli Venezia Giulia – dove le librerie scarseggiano o proprio non esistono. Lei, triestina, storica dell’arte e lettrice appassionata, dopo la laurea nel capoluogo giuliano e la specializzazione a Venezia, ha deciso di raggiungerlo e iniziare a lavorare assieme a lui. L’altro, è un vecchio bus a due piani inglese mandato in pensione dalla società di trasporti londinese, rosso fiammante, che li porterà in giro per tutto il Nordest – e, chissà, anche nel resto d’Italia – pieno zeppo di libri da scoprire.
Si chiama Parole in movimento il progetto che Sara e Simone hanno appena lanciato: un book bus, una libreria itinerante su quattro ruote, per portare in giro e far conoscere, appunto, la magia della parola scritta. «Andare per strada con i libri è una cosa che facevamo già da anni», racconta Sara al telefono mentre con il marito è impegnata a risistemare il vecchio Dennis per la loro nuova avventura. «Il nostro scopo era muoverci sul territorio, andare a eventi, incontri con gli autori, mostre-mercato del libro. Collaboravamo con le amministrazioni, le scuole, le biblioteche, le associazioni del Nordest, soprattutto in Veneto e Fvg tra l’area del padovano, del trevigiano e del pordenonese. Un anno siamo stati anche a Gorizia, per il festival “èStoria”. Ma lavorare in quel modo era faticoso: apri e chiudi gli scatoloni, carica e scarica i libri dalla macchina. Allora ci siamo detti che dovevamo trovare un altro mezzo, senza però mai perdere la nostra filosofia: la libreria senza libreria».
Ed ecco che è arrivato Dennis, un “double decker” di fine anni ’90, di quelli che si vedono girare nella capitale britannica. «Confesso che non è stata la nostra prima scelta», continua Sara. «Volevamo uno scuolabus, tipo quello che guida Otto nei Simpson, ma il trasporto sarebbe costato troppo. Il bus inglese, invece, unisce due pregi: è su due piani e quindi possiamo distinguere i reparti – il piano terra sarà dedicato agli adulti e quello di sopra ai bambini – ed è di dimensioni accettabili, il che ci permette di muoverci liberamente. Trovarlo non è stato difficile, portarcelo a casa, invece, un’odissea. A ottobre, quando l’abbiamo comprato, aveva ancora la sua targa inglese e quindi non potevamo guidarlo fino in Italia, per motivi di assicurazione. Ci hanno detto: o lo mettete su un bilico o lo imbarcate. E così abbiamo fatto: lo abbiamo messo su una nave a Bristol (5 mila euro di trasporto) che lo ha fatto arrivare fino a Livorno e lì ce lo siamo andati a recuperare».
Per rientrare delle spese e per fare tutti i lavori necessari a trasformarlo in una libreria ambulante, Sara e Simone hanno fatto partire una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Ulule. Obiettivo: raccogliere 5 mila euro entro il 30 giugno. «Ci stiamo un po’ scontrando con la diffidenza di alcune persone di donare soldi online», ammette Sara. «Siamo sotto le nostre aspettative: abbiamo racimolato 700 euro finora». Dopo la raccolta fondi, i lavori continueranno fino a settembre – c’è da togliere i sedili e sostituirli con scaffali dove esporre i libri, oltre ad altre piccole modifiche – e la partenza è prevista in autunno. «Ci sono arrivati molti inviti e ci sono in ballo anche opportunità interessanti come Pordenonelegge, i festival di Mantova e di Torino e quelli del fumetto. Anche se il nostro sogno è quello di scendere fino in Sicilia: lì siamo in contatto con Giovanni Impastato (fratello di Peppino, ucciso dalla mafia nel 1978, ndr) per fare una specie di autobus della legalità che percorra tutto il Paese organizzando attività culturali. In ogni caso, il nostro progetto è quello di portare i libri dove mancano. Non devono per forza essere zone sperdute tra i monti, penso anche alle periferie delle nostre città dove è difficile realizzare iniziative sulla lettura».
Ma a Sara non dispiacerebbe nemmeno tornare nella “sua” Trieste con il suo nuovo bus. «Ho un ricordo di quand’ero bambina: in piazza Unità facevano una specie di festival della letteratura, poi però non l’hanno più fatto. Piazza Unità, il salotto buono della città, sarebbe una cornice perfetta: ci vengono a suonare gli Iron Maiden, perché non fare un bel festival culturale? Sarebbe un modo per coinvolgere anche altre librerie indipendenti, per dare una mano a chi fa fatica a sopravvivere in questo mercato. Cosa sarebbe davvero bellissimo? Una rete di librai triestini che si mettano insieme per organizzare un fine settimana “libresco” in piazza Unità, anche 24 ore su 24: una maratona del libro che parta dalla lettura di una poesia all’alba sul Molo Audace e finisca con una presentazione di un autore con musica sul palco la sera».
Anche Dennis sarebbe contento. Perché questo nome? Il modello di bus si chiama proprio Dennis Trident. «Quando l’abbiamo comprato ci siamo detti: sei nato Dennis e rimarrai tale».
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