Quando la divisa è una scelta di vita: a Trieste le storie di Laura, Marta e Sabrina

Laura Corneli nel radiomobile dei Carabinieri con la sua gazzella: «Guido la macchina di ordinanza e sfato il mito». In questura l’ispettore della Polizia di Stato Sabrina Polito oltre alle stragi di mafia ricorda il delitto Repic sulle Rive. Marta Castelli della Digos ha trasformato il suo sogno in un lavoro

Maria Elena Pattaro
Sabrina Polito e Marta Castelli (foto Silvano)
Sabrina Polito e Marta Castelli (foto Silvano)

Marta si è arruolata nella Polizia di Stato con il sogno di fare l’ispettore, proprio come i protagonisti dei libri gialli che divorava fin da ragazzina. Da sei mesi è funzionario della Digos di Trieste. Laura, carabiniere ad Aurisina, il suo desiderio lo ha già coronato: entrare nel Radiomobile e guidare la gazzella. «Guido la macchina di ordinanza e mi piace moltissimo. Cerco anche di sfatare i miti sulla donna al volante» dice sorridendo. E poi c’è Sabrina Polito, entrata in Polizia quando le donne in divisa erano mosche bianche. Tra le pioniere fin dall’inizio, è anche la prima donna triestina a vestire i panni di negoziatore. Storie e generazioni diverse, accomunate però dalla stessa dedizione a un lavoro che fino a qualche decennio fa era precluso alle donne.

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Irene Pischiutta, Giulia De Petris e Alice Salcini nel comando provinciale di via d’Alviano. Foto Silvano

Sabrina in Sicilia dopo le stragi

Sabrina Polito, triestina di 59 anni, appartiene alle coraggiose della prima ora. Si è arruolata in Polizia nel 1992. All’indomani delle stragi di mafia di Falcone e Borsellino è stata inviata in Sicilia: «Non ho visto la mia bambina per quasi un anno – racconta la poliziotta, oggi ispettore in servizio all’Ufficio di Gabinetto della Questura di Trieste –. All’epoca non c’era il congedo parentale». Quell’esperienza ha rafforzato in lei la convinzione che il mestiere le calzasse a pennello. «Cercavo qualcosa che mi desse adrenalina» confida, e racconta di come in precedenza avesse fatto l’ufficiale nautico a bordo dei mercantili. L’amore l’aveva riportata sulla terraferma. Il caso misto al fascino per gli scenari d’emergenza l’avevano spinta a diventare poliziotta. Volanti, Squadra Mobile, Polizia di Frontiera, ma anche l’Ufficio Armi e l’Ufficio di Gabinetto.

Sabrina e Marta: due generazioni di poliziotte a Trieste

Il ruolo di negoziatore

Sabrina ha ricoperto gli incarichi più disparati, da ultimo anche quello di negoziatore, una figura introdotta in Italia da pochissimo e che interviene in scenari di grave pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica come sequestri con ostaggi. «I poliziotti di strada hanno sempre negoziato – spiega – Bisogna essere bravi a entrare in empatia e a gestire lo stress». Due capacità che lei ha affinato nel tempo.

L’episodio più efferato

Della sua lunga carriera, c’è un intervento che più di tutti le è rimasto impresso. E combacia con una delle pagine più efferate della cronaca nera triestina: l’omicidio di Zvonko Repic, il commerciante goriziano bruciato vivo nel 1998 da un commando di tre killer serbi. Polito quel giorno era sulla prima Volante intervenuta sulle Rive: «Ci ha fermati un passante. In macchina c’era un uomo imbavagliato. Aveva delle ustioni. Ricordo lo stress e l’adrenalina di gestire tutto in poco tempo: abbiamo raccolto le testimonianze e allontanato i passanti». Ad agosto Sabrina andrà in pensione e avrà tante storie da raccontare alla sua nipotina, che sogna di fare la poliziotta proprio come la nonna.

Marta, dai libri gialli alla Digos

Marta Castelli, commissario 31enne di Varese, ascolta rapita gli aneddoti della collega più anziana. «Spero anche io di misurarmi con molti ruoli diversi – dice – l’incarico attuale, alla Digos, mi piace moltissimo». Appassionata di gialli fin dal liceo, dopo la laurea in Giurisprudenza ha capito che la Polizia sarebbe stata il suo futuro. È a Trieste da sei mesi e sa che «da giovane ufficiale non è facile coordinare poliziotti con una esperienza molto superiore alla tua. Ma con umiltà, dialogo e la giusta dose di intelligenza emotiva si possono instaurare rapporti di stima e coesione. Nel nostro lavoro, fare squadra è fondamentale».

Laura e l’Arma come scelta di vita

Laura Corneli, 35 anni di Atri (Teramo) non “fa” il carabiniere. Lei “è” carabiniere. «È una scelta di vita. Sono onorata di indossare la divisa». Se fin da bambina ne era innamorata, le conferme sono arrivate incontrando i militari dell’Arma a scuola. L’entusiasmo è raddoppiato da quando è entrata nel Nucleo Radiomobile della Compagnia di Aurisina, dove è in servizio dal 2022.

In gazzella con Laura, carabiniere del Nucleo Radiomobile ad Aurisina

In precedenza aveva lavorato per 7 anni nella stazione di Barcola. «Facciamo primo intervento – spiega sistemandosi al volante per il turno serale –. Quando la centrale chiama dobbiamo fare prima possibile: è una guida in emergenza, rispettando gli altri utenti e noi stessi. Inseguimenti? Sì ne ho già fatto qualcuno».

Incidenti, Codici rossi: certi scenari hanno risvolti drammatici. Laura li affronta tenendo a mente il suo proposito: «Far sentire a chi mi sta di fronte che sotto la divisa c’è una persona. La mia missione è aiutare i cittadini». —

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