Donne manager nei cda, Fvg virtuoso
MILANO. Il Friuli Venezia Giulia fa meglio della media nazionale per quel che concerne la presenza femminile nei consigli di amministrazione delle aziende quotate a Piazza Affari. Secondo uno studio condotto dall’Osservatorio Professionale Donna, infatti, il dato regionale si attesta al 32,4% a fine 2017 contro il dato italiano del 30,8%. Dunque, almeno a livello territoriale è stato raggiunto il target previsto dalla Legge Golfo-Mosca, che impone la presenza di non meno di un terzo di donne all’interno dei board delle società presenti in Borsa. Nel 2012, prima cioè che venisse approvata questa norma, l’incidenza si fermava al 6% a livello nazionale, ma poi anno dopo anno la situazione è andata migliorando e anche nel corso del 2017 vi sono stati dei progressi.
Tra le società con headquarter nella regione, la maggiore incidenza di donne si registra in Banca Generali: sono quattro su nove, il 44% del totale, vale a dire Azzurra Caltagirone, Cristina Rustignoli, Anna Gervasoni e Annalisa Pescatori. «Crediamo fermamente nel valore del confronto dalla diversità di genere all’interno della banca e della sua governance; competenze e professionalità differenti arricchiscono il dialogo e il contributo alla linea strategica», commenta il presidente della società, Giancarlo Fancel. «Il contributo delle colleghe, così come dei colleghi, in consiglio allarga i punti di vista, sviluppa la dialettica e, grazie alle spiccate professionalità, favorisce la rincorsa all’eccellenza».
Bene anche la controllante Generali, società storica della Borsa Italiana e uno dei gruppi più grandi sul fronte della capitalizzazione, che conta cinque donne su un totale di tredici consiglieri. Si tratta di Ornella Barra, Alberta Figari, Diva Moriani, Sabrina Pucci e Paola Piacenza.
La Danieli è passata da una consigliera nel 2012 alle tre di oggi su otto membri totali: Camilla Benedetti, Carla De Colle e Chiara Mio. Proprio quest’ultima, che è anche presidente di Crédit Agricole FriulAdria, commenta: «Il percorso intrapreso dal nostro Paese per il raggiungimento delle pari opportunità nei consigli di amministrazione sta conducendo a ottimi risultati. Come dimostrano molti studi, la diversity nei board aumenta la capacità di creare valore nelle aziende ed è significativo che il Nord Est, un territorio che sta trainando la ripresa economica, registri una percentuale di quote rosa superiore alla media italiana». Si sta finalmente capendo, sottolinea l’economista, che «non è solo una questione di principio, ancorché sacrosanta, ma è anche il modo per liberare un potenziale inespresso a cui fino ad oggi si è rinunciato».
Eurotech e Fincantieri hanno un board composto al 33% da donne, tre a testa. Per l’azienda di cantieristica si tratta di Nicoletta Giadrossi, Paola Muratorio e Donatella Treu, per quella informatica di Chiara Mio, Carmen Pezzuto e Marina Pizzol. Mentre Tbs si ferma al 20%, con la sola Laura Amadesi. La legge prevede l'applicazione delle nuove norme alla scadenza naturale degli organi amministrativi già in carica (solitamente di durata triennale): dunque, entro la fine del 2018 ci saranno anche in Friuli Venezia Giulia altre nomine al femminile, che porteranno tutti i Consigli alla quota obbligatoria del 33,3%.
Dopo un percorso forzato dalla legge, si attende ora una più spontanea evoluzione rosa: «Le donne sono ormai il 60% dei neolaureati in Italia», ricorda Lisa Zanardo, coordinatrice dell'Osservatorio Professionale Donna. «I recenti sondaggi svolti tra le neolaureate degli atenei di Padova e Bari confermano che, nonostante la preparazione delle donne nel mondo del lavoro sia percepita in crescita rispetto a quella degli uomini, la prospettiva di maternità è vista ancora come un ostacolo».
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