Domenica in omaggio per i lettori del Piccolo cinque mascherine per sentirsi più uniti

Sui dispositivi inseriti nella confezione distribuita insieme al quotidiano sarà stampato il messaggio chiave dell’iniziativa: #iotiproteggo 
sandri agenzia foto film treviso moscherine in omaggio con quotidiani gruppo gedi
sandri agenzia foto film treviso moscherine in omaggio con quotidiani gruppo gedi

TRIESTE Lo scorso anno, proprio in questi giorni di metà marzo, le file chilometriche davanti alle farmacie di tutta Italia a caccia dell’ultima confezione di mascherine si trasformavano in una delle immagini più eloquenti della nostra quotidianità stravolta. Per le strade isolate di paesi e città, le persone in coda con la bocca e le narici coperte con sciarpe e altri mezzi di fortuna testimoniavano, senza nemmeno rendersene conto, la rottura di una normalità che non sarebbe più stata la stessa.

Oggi, a distanza di un anno, indossare la mascherina prima di uscire di casa è diventato normale quanto sfogliare le pagine di un giornale. E proprio il nostro giornale domenica prossima, 14 marzo, darà in omaggio ai suoi lettori quello che appunto è diventato il simbolo della lotta alla pandemia. Il Piccolo si presenterà infatti sui banchi delle edicole insieme ad una confezione gratuita da cinque mascherine. Perché anche se quelle file chilometriche davanti alle farmacie a caccia dell’ultima confezione di chirurghiche o FFp2 ormai si sono dissolte, se ne conserva il ricordo. Prezioso per tenere a mente che ciò che per noi è importante è soprattutto consegnare, insieme ai dispositivi, un messaggio mai ribadito a sufficienza: #iotiproteggo. È quello che le mascherine fanno per noi, ed è quello che noi facciamo per gli altri. Dando così il via a un circolo virtuoso nel quale ognuno, prendendosi cura di sé stesso, finisce per prendersi cura anche di chi gli sta attorno.

Un concetto che abbiamo imparato a mettere a fuoco con il passare dei mesi. Un anno fa l’idea di dover circolare sempre con il volto mezzo coperto per non trasformarsi in un veicolo di contagio ipoteticamente mortale ha dato a tutti la misura di quanto la nostra realtà fosse stata intaccata. Ma una via alla resistenza richiedeva necessariamente un po’ di ironia. Soprattutto perché nessuno era in grado di dire quanto quella resistenza sarebbe dovuta proseguire. Così, alle prime mascherine indossate, ci siamo trovati quasi tutti a scattarci con i nostri smartphone selfie più o meno divertenti, da riversare sulle piattaforme social o nei gruppi WhatsApp condivisi con amici storici e parenti. Il tentativo era quello di prendersi poco suo serio, sdrammatizzare per trovare una valida ragione per far sorridere qualcuno, in un momento dai tratti distopici dove l’unica reazione sensata sarebbe stata disperarsi.

Erano ancora i primissimi giorni, quelli in cui soltanto i tuttologi esperti e i maniaci della ricerca in rete avevano imparato a padroneggiare con una certa sicurezza tutte le informazioni che gravitavano attorno all’universo della mascherina (quale fosse la differenza tra una Fpp2 e una chirurgica, quanto fosse il tempo di efficacia, in quale bidone buttarle dopo averle utilizzate). Le informazioni, piano piano, si sono espanse a macchia d’olio, anche per merito dei tutorial su improbabili canali YouTube, chissà.

Ormai sono ben poche le persone che nutrono ancora qualche dubbio sul loro corretto utilizzo. O su quale sia la loro importanza nel combattere questa guerra. La mascherina è entrata a piè pari nel nostro ricostituito concetto di normalità. La indossiamo tutti. E sono bastate solamente poche settimane perché le si accettasse come un’appendice del nostro abbigliamento e, perché no, del nostro stesso modo di essere. Ne sono state inventate di ogni tipo, e cucite con ogni sorta di rifinitura. Sono riuscite nell'impresa di diventare normali. E le cinque che i lettori del Piccolo troveranno nel pacchetto in edicola domenica insieme al quotidiano sono anche un po’ speciali per il messaggio stampato sopra: #iotiproteggo. —

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