Déhors, tolti alla Picchione i poteri di veto

Accordo tra Regione Fvg e ministero ai Beni culturali: sparisce il parere vincolante della Sovrintendenza regionale sulle installazioni temporanee nelle zone monumentali. Gli stop della “padrona” di palazzo Economo avevano fatto imbufalire baristi triestini, gradesi, e muggesani
La soprintendente Maria Giulia Picchione, sempre al centro delle polemiche
La soprintendente Maria Giulia Picchione, sempre al centro delle polemiche

Clamoroso smacco per la sovrintendente regionale Maria Giulia Picchione: la Regione Friuli Venezia Giulia e il ministero dei Beni culturali hanno sottoscritto un accordo che sancisce la “non assoggettabilità” ai pareri vincolanti della Soprintendenza regionale su attività e strutture temporanee allestite in luoghi monumentali.

L’intesa permetterà di superare il potere di veto degli uffici periferici del ministero, in particolare nella materia dei cosiddetti “déhors”, strutture come tavolini od ombrelloni di esercizi commerciali, e di manifestazioni sportive o fieristiche di breve durata.

Tavolini e tende nello spazio esterno di un bar di piazza Unità
Tavolini e tende nello spazio esterno di un bar di piazza Unità

Ultimamente molte polemiche erano state sollevate dai mancati nulla osta della Soprintendenza del Fvg per manifestazioni in alcune piazze di Trieste e Udine o per investimenti nelle località turistiche come Grado e Muggia.

Nel documento si fissa infine un termine di sei mesi per la stesura di un accordo disciplinare tra Mibact e Regione Fvg che darà a quest'ultima maggiore autonomia sul tema.

Rivolta per i dehors a Trieste: ombrelloni e fioriere sotto il Municipio
Silvano Trieste 15/01/2011 Dehors a Trieste

Per la presidente regionale Debora Serracchiani l’accordo «qualifica la Regione e supera un problema per i nostri amministratori. Nell’impossibilità di un dialogo con la Soprintendenza regionale ci siamo rivolti al ministro Franceschini, che ci ha ascoltato. Il Fvg è la prima amministrazione a semplificare le procedure». Vengono così superate, secondo Serracchiani «interpretazioni fuori della realtà» della direttiva Ornaghi sui siti monumentali, «che era nata - ha precisato - per fermare la proliferazione di bancarelle o souvenir, ma che rischiava di bloccare attività commerciali normali con iniziative più realiste del re».

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