Dalla pelle alla dentatura Il grande squalo in restauro
Un’autentica corsa contro il tempo per riuscire a tagliare lo striscione del traguardo del 13 settembre, data in cui si aprirà al Magazzino delle idee di corso Cavour la mostra “Acqua: identità di un territorio” inserita nell’ambito di Trieste Next 2013, il Salone europeo dell'innovazione e della ricerca scientifica. Stiamo parlando del grande squalo bianco - “Carcharodon carcharias” il nome scientifico - che con i suoi 5,4 metri di lunghezza è l'esemplare naturalizzato in pelle più grande d'Europa e dell'emisfero nord del pianeta, secondo solo a quello esposto al museo di San Paolo del Brasile.
Lo squalo è oggetto in queste settimane di un'accurata operazione di riallestimento nei saloni del Museo di storia naturale di via Tominz, dopo il trasloco (quello in cui per farlo passare dalla finestra gli furono amputate le pinne) avvenuto nel 2010 dalla vecchia sede di piazza Hortis. Tre mesi di lavoro certosino, pari ad un migliaio di ore spese tra studi approfonditi dell'anatomia, attraverso video e documentari scientifici, e il rimodellamento vero e proprio, senza trascurare il minimo dettaglio. Protagonista dell'impresa una squadra di tecnici, già soprannominata il “dream team” dello squalo bianco, e che risponde ai nomi di Andrea Dall'Asta, che si è occupato della parte scientifica, Davide Di Donato che ha curato sia la modellistica che gli effetti speciali e Stefano Martincich, che si è concentrato sul lavoro di preparazione della pelle dell'esemplare.
L'operazione è partita dalla struttura interna, interamente riscolpita e dove al posto del vecchio legno, materiale troppo pesante e soggetto a dilatazioni, è stata inserita un'anima di polistirene e poliuretani, resine particolari e più leggere: sopra questa è stata ricucita, centimetro dopo centimetro, la pelle dell'animale, non prima di averla battuta e messa a bagno con sale di allume di rocca. A questo si aggiungono alcuni particolari di grande effetto, come gli occhi - assolutamente iperealistici, creati con resine epossidiche - e soprattutto le mandibole originali, in cui vengono esaltate le enormi fauci, spalancate e volutamente scolpite in posizione di attacco.
«Diciamo che la filosofia dell'operazione si è sviluppata in una duplice direzione - afferma Nicola Bressi, direttore del Museo di storia naturale nonchè dei Musei scientifici -. Da una parte ridare alla città un'attrazione turistica di livello internazionale, che nel nostro polo si aggiunge al dinosauro Antonio, il più grande in Italia, e alla mandibola di Lonche, primo esempio di cure dentali della storia. Dall'altra ridare vita a questo esemplare di squalo bianco, salvaguardandone la pelle originale e alleggerendo la struttura grazie all'ausilio di tecniche moderne. In sostanza abbiamo voluto giocare sulla variabile dell'emozione: a colpire gli spettatori adesso non sarà solo la mole, ma anche l'aspetto dell'esemplare, più “vivo” e originale di prima».
In attesa di creare un contesto scenografico adeguato all'interno del Museo di storia naturale nel 2014, il grande squalo bianco, catturato nel 1906 nel golfo del Quarnero dal capitano triestino Morin, si prepara alla vetrina di Next al termine dell'operazione di “maquillage” finanziata dalla Provincia per una cifra che sfiora i 10 mila euro. E nell’occasione il Carcharodon - un esemplare femmina - otterrà anche un nome “di battesimo”, che verrà deciso attaverso un sondaggio popolare: «Saranno i triestini, non i tecnici a dare un nome dello squalo restaurato», dice Bressi. Come? Le modalità dell’iniziativa saranno messe a punto nelle prossime settimane.
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DELLO SQUALO
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