Dalla barca alla borsa della spesa: torna la vendita diretta del pesce

Da questa mattina il peschereccio “Emanuela” offrirà orate e rombi sulle Rive davanti a Scala Reale

Dalla barca alla borsa della spesa: torna la vendita diretta del pesce a Trieste

TRIESTE Comperare il pesce direttamente dai pescatori, saltando molti passaggi e vari rincari. Era realtà, a Trieste, fino a qualche decina di anni orsono, quando era tutt’altro che inusuale vedere persone che di notte, in un’atmosfera unica e sicuramente suggestiva, acquistavano casse di prezioso pescato direttamente al molo Pescheria. Roba da bei tempi andati? Nossignori. Non più. La vendita diretta tornerà attiva infatti proprio da oggi, precisamente dalle 9 in poi, grazie allo spirito imprenditoriale di un giovane pescatore, Diego Sugan.



Trentotto anni, dei quali 24 passati a battere le onde del golfo, Sugan condivide con un altro collega il lavoro sulla sua “Emanuela”, un peschereccio di dieci metri di lunghezza che sta in mare per 10-12 ore al giorno. Una vera passione quella dei due soci, che però porta con sè anche tanti sacrifici, non sempre giustificati dall’incasso. Di qui anche la voglia di fare qualcosa di nuovo e, perché no, più remunerativo. Senza contare l’impatto che può avere una vendita del genere anche a livello turistico.

Torna la vendita diretta di pesce davanti a piazza Unità
Silvano Trieste 2018-07-19 I pescatori a Trieste

Per usare un esempio, a Istanbul, sotto il ponte di Galata, una delle attrazioni più gradite, più segnalate dalle guide e più immortalata su Instagram rappresentata proprio dai pescatori che si ormeggiano, indossano il vestito tradizionale e mettono in griglia il pescato, generalmente sgombri, poi serviti in strepitosi panini. Un po’ troppo per le nostre rigide regole sanitarie, ma emblematico della potenzialità di una vendita del genere.

«Anno dopo anno - spiega Sugan - mi sono reso conto che c’è troppa differenza di prezzo tra il pesce che arriva al mercato all’ingrosso e quello che approda nelle pescherie, a maggior ragione se si tratta della nostra tipologia di prodotti. Noi infatti peschiamo esclusivamente pesce bianco: orate, branzini, mormore, rombi, magari qualche scarpenetta se capita. Pesci che hanno un prezzo all’ingrosso che può lievitare anche di molte volte prima di arrivare sul banco di vendita e, quindi, sulla tavola del consumatore finale. Nel nostro caso questo non avverrà. Prossimamente i clienti potranno trattare direttamente con noi, con un bel vantaggio per tutti».

Diversamente da quanto si potrebbe pensare, i vari ostacoli burocratici non sono stati impossibili da superare. Alla fine Diego ha raggiunto l’accordo con la Trieste Terminal passeggeri e potrà ormeggiare la sua barca in un tratto delle Rive a dir poco prestigioso, tra il molo Audace e la Scala Reale. «Gli interessati ci potranno trovare là ogni mattina dopo le 9, con il nostro carico freschissimo della notte». Rinfrescando, tra l’altro, una tradizione che realmente mancava in città da decenni. E che può dare un nuovo input e visibilità alla professione. Inutile nascondercelo - spiega l’intraprendente pescatore - la nostra categoria è in via di sparizione, attrae poco. Sono sempre meno i giovani che vogliono fare questo mestiere, più ricco di sacrifici che di soddisfazioni. Ma io penso che mettendo non sia ancora tutto perduto. Mettendo i cittadini a confronto diretto con le nostre tematiche e i nostri prodotti, e magari pure portando le scolaresche a vedere un vero peschereccio e a farsi spiegare le molte attrazioni del mare, in qualcuno potrebbe anche scoccare la scintilla, esattamente com’è successo tempo per il sottoscritto». —

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