Dal Nautico al Volta, un museo delle scuole di Trieste
Un “Museo delle scuole triestine”. Questa la proposta lanciata ieri dalla presidente della Provincia, Maria Teresa Bassa Poropat, nel corso dell’incontro organizzato al Magazzino delle idee da Antonella Caroli nell’ambito del programma di attività culturali Trieste – Praga. «I legami culturali con la cultura boema sono importanti – ha spiegato la presidente di palazzo Galatti - anche perché storicamente hanno inciso sullo sviluppo economico della città e attraverso la ricognizione delle scuole tecniche della città si ripercorre la storia di Trieste. Giusto, perciò, lavorare a un museo della scuola. Basta pensare all’immensa quantità di documenti e testi che moltissimi triestini possiedono e ai palazzi d’epoca che ospitano numerosi istituti cittadini».
A supporto dell’idea sono arrivate le testimonianze della scrittrice Diana de Rosa e del vicepreside del Nautico, Bruno Zvech. «Fino al 1918 – ha detto de Rosa - nell’edificio che ancora oggi ospita il Nautico c’erano le Scuole popolari, il Ginnasio e la Scuola reale tedesca. Gli edifici destinati a diventare scuole dovevano essere costruiti a favore di luce, perché la luce elettrica nelle scuole arrivò soltanto nel primo Novecento. E poi c’era l’esigenza di disporre di entrate separate per maschi e femmine. Obbligatorie le palestre per la ginnastica e le aule di disegno. Da ciò l’avvio della costruzione di edifici con un cortile al centro, per favorire l’attività fisica all’aperto». Zvech ha annunciato che «al Nautico vogliamo attuare una sorta di ritorno al futuro, perché l’Accademia nautica all’epoca fu innovatore per molti versi. Dal Nautico nacquero la Biblioteca civica, l'Osservatorio astronomico, il Talassografico, il Museo del mare. Bisogna condividere il patrimonio culturale della città e del Nautico».
Caroli, a proposito del Volta, ha ricordato che «nell’edificio storico di via Battisti 27, nella primavera del 1887 fu affidato all’architetto di origini boeme, Carlo Hesky, l’incarico di fondare anche a Trieste, come in altre trentacinque città dell’Impero, una Scuola industriale. La scuola aveva vari indirizzi, uno di costruttore navale, che permetteva l’accesso ai politecnici austriaci, un altro di edilizia, e uno di meccanica. Il Volta ebbe una gloriosa storia anche nei difficili anni della guerra, molti degli allievi e degli insegnanti combatterono nell’esercito nazionale. Nel 1935 l’Istituto prese il nome “Alessandro Volta”».
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