Dai centri estivi alla scuola: a Trieste avvocati anti-mascherine e genitori non si arrendono

Il ricorso al Tar sulle attività ludiche stagionali può preludere a nuove iniziative, anche legali, in vista del ritorno in classe: «Si scaricano responsabilità su presidi e famiglie. Ora basta» 
Bambini con i volti coperti da mascherine sanitarie svolgono attivtà ricreativa in un centro estivo , Brescia 9 luglio 2020. Ansa Filippo Venezia
Bambini con i volti coperti da mascherine sanitarie svolgono attivtà ricreativa in un centro estivo , Brescia 9 luglio 2020. Ansa Filippo Venezia

TRIESTE A fare da battistrada, ormai due mesi fa, è stato il ricorso al Tar contro l’ordinanza della Regione che rendeva obbligatori nei centri estivi la mascherina (per i bambini sopra i 6 anni) e il distanziamento. Ma ora la preoccupazione di avvocati e genitori che ritengono controproducente l’uso della mascherina si estende alla scuola: per evidenziare quelle che vengono considerate contraddizioni e mancanze nella regolamentazione nazionale, peraltro ancora in divenire, su attività didattica e misure anticontagio.



A fare il punto è l’avvocato Stefano Sibelja, cofondatore del “Presidio per la tutela della Costituzione” di cui fanno parte avvocati di Trieste e Gorizia i quali, condividendo le tesi di diversi costituzionalisti, ritengono che nei mesi scorsi ci siano state «gravi violazioni della Carta» e la cancellazione dei «diritti di libertà dei cittadini».

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Bambini in classe su banchi distanziati.


«Anzitutto c’è il problema della quarantena che verrebbe imposta alla classe in caso di positività di un alunno – sottolinea Sibelja –. In che modo si pensa di attuarla? Dovrebbero a quel punto essere isolati anche docenti, personale non docente e tutti i genitori degli alunni? Dopo più di sette mesi senza poter andare a scuola come si può pensare di interrompere di nuovo la continuità didattica? Sono evidenti gli effetti deleteri che lo stop ha avuto sui bambini, in particolare coloro che hanno problemi di apprendimento. Anche nel ricorso su centri estivi e mascherine è stato sottolineato l’impatto sulla crescita psicofisica».

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«Preoccupa molto – afferma il legale – la tendenza a scaricare le responsabilità su dirigenti scolastici e genitori. A questi ultimi si chiederà di misurare la febbre prima di mandare i figli a scuola. Faccio un esempio mettendomi nei panni di un qualunque genitore: se mio figlio avesse 37,5 dovrei tenerlo a casa? E se avesse 37,4, senza alcun sintomo? E se avesse un po’ di mal di gola, ma una temperatura nella norma? E ancora: se decidessi di tenerlo a casa, dovrei anche isolarlo? Inoltre, ben sappiamo che esiste il problema di chi ha il virus, ma è asintomatico». «Quanto ai presidi – continua Sibelja –, viene lasciata loro troppa discrezionalità costringendoli a farsi carico di un peso di responsabilità sproporzionato. Tra l’altro questa situazione comporterà troppe diseguaglianze. Ci auguriamo che quantomeno venga definito da Roma un quadro legislativo completo e uniforme. Arriviamo da mesi di caos. Ordinanze, decreti e ora toccherebbe addirittura ai dirigenti scolastici intervenire con responsabilità organizzative. Ho saputo che c’è un dirigente di una scuola elementare triestina che starebbe pensando a protezioni in plexiglass sulle cattedre, oltre a mascherina e addirittura visiera. Del resto se non arrivano indicazioni chiare è comprensibile che si prediliga una scelta il più possibile prudente».

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«Il ricorso al Tar – osserva il legale – è stato pensato anche per fare da apripista in vista delle stesse problematiche che avremmo dovuto affrontare con la riapertura delle scuole. Sul piano medico ci sono ormai diversi esperti che hanno messo in dubbio l’utilità delle mascherine per i bambini visto il bassissimo rischio di contagio per quella fascia d’età».

«Le prescrizioni dell’uso permanente della mascherina e del distanziamento, essendo rivolte a soggetti a basso rischio di contagio, sono in realtà fonte di danno certo e immediato» si affermava nel ricorso, presentato materialmente dal Coordinamento internazionale delle associazioni per la tutela dei diritti dei minori e da alcuni genitori, rappresentati dall’avvocato Gianni Zgagliardich.

Dopo il primo pronunciamento del Tar che ha rigettato la richiesta di sospensiva, l’udienza collegiale sul ricorso è fissata per il 9 settembre. «Quando sarà definitivo il quadro della regolamentazione per la scuola valuteremo se e come procedere con un’eventuale, nuova iniziativa di carattere giudiziario – anticipa Sibelja –, pur tenendo presente che nel caso dei centri estivi si trattava di una strada più agevole, trattandosi di un’ordinanza regionale». —




 

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