Croazia e Serbia vanno allo scontro su Nikola Tesla: «Un nostro genio»

All’Expo 2020 Zagabria presenterà lo scienziato fra gli innovatori nazionali. La replica: «Verità falsificata»
Nikola Tesla (1857-1943) American inventor. Photograph, 1915. --- Image by © Bettmann/CORBIS
Nikola Tesla (1857-1943) American inventor. Photograph, 1915. --- Image by © Bettmann/CORBIS

BELGRADO La pacificazione definitiva sembra ancora una lontana chimera sull’asse tra Croazia e Serbia, parenti serpenti che continuano a litigare su tanti temi, dalla lettura dei fatti degli Anni Novanta fino all’Operazione Tempesta, dal cirillico a Jasenovac e tanto altro. Ma ora esplode un altro casus belli: quello delle origini di uno dei maggiori scienziati mondiali, “rubate” da Zagabria scatenando le ire di Belgrado.

Oggetto della nuova tenzone, l’inventore Nikola Tesla, padre del primo motore a induzione a corrente alternata, base della seconda rivoluzione industriale, nato nel 1856 nel villaggio di Smiljan, nella Lika, ai tempi parte dell’Impero austriaco, oggi in Croazia. Tesla venne alla luce in una famiglia serba, prima di emigrare negli Stati Uniti dove costruì la sua fama e dove morì nel 1943, con in tasca il passaporto americano. Se è di qualcuno, di chi è, Tesla? In Serbia non ci sono dubbi: dal punto di vista etnico era un serbo, onorato tra le altre cose sulle banconote e con l’intitolazione dell’aeroporto della capitale. E nessuno osi contestarlo.

Se dunque la premessa è questa, non stupisce il bailamme scoppiato dopo che i media croati hanno rivelato che Zagabria metterà in mostra i propri gioielli nazionali, inclusi «gli innovatori» di cui il Paese può andare orgoglioso, al prossimo Expo 2020 a Dubai. E fra essi c’è anche Tesla, ha svelato il celebre architetto Ante Vrban, ideatore dello stand croato all’Expo, al quotidiano Vecernji List. Non sia mai. A reagire adirato è stato il ministero della Cultura di Belgrado, che ha parlato di tentativo da parte di Zagabria di «appropriarsi di uno scienziato serbo», nonché di «falsificazione della verità».

La replica di Zagabria? «Su Nikola Tesla l’enciclopedia croata dice che fu uno scienziato americano e croato, di origine serba, nato in Croazia, formato in Croazia e dalla Croazia partito» per conquistare il mondo, ha affermato il ministro croato della Cultura Nina Obuljen Korzinek, sottolineando che lo stesso Tesla si dichiarava «orgoglioso delle origini serbe e della patria croata». Croazia che tratta Tesla «con rispetto, senza negarne le radici», ha assicurato infine Korzinek.

L’aggettivo «croato non priverà Tesla della sua fama eterna, ma è un’interpretazione illogica e senza basi storiche», le ha risposto però l’omologo serbo Vladan Vukosavljević. Che è andato oltre: «La Croazia ha mostrato almeno due volte cosa pensa di Tesla e dei suoi compatrioti (serbi, nda). Se Tesla avesse visitato la sua patria nel 1941, sarebbe stato probabilmente massacrato» nel suo villaggio. E «se fosse sopravvissuto, sarebbe probabilmente stato ucciso a Jasenovac dagli ustascia croati», ha aggiunto, citato dalla Fonet.

Poche, per ora, le posizioni accomodanti. Un tentativo lo ha fatto il ministro degli Esteri croato, Gordan Grlić Radman, che ha suggerito che Croazia e Serbia dovrebbero entrambe poter essere «orgogliose di un uomo» come Tesla. O come quella della storica dell’arte Maja Cirić, secondo la quale «rafforzare la nazione» usando Tesla come strumento «è contro i principi universali» della scienza sostenuti dal genio. Genio che, già in passato, era stato però al centro di controversie. L’anno scorso la presidente croata Grabar-Kitarović, citata dalla Tv regionale N1, aveva parlato di Tesla «serbo, ma della Croazia», menzionando tra le personalità storiche di spicco di cui Zagabria può andare fiera anche «Marco Polo, nato a Curzola», quel “Marko” già entrato nel mirino croato nel 2012.

E Tesla fu al centro di diatribe – tutte serbe – anche nel 2014. Le sue ceneri, custodite al Museo Tesla a Belgrado, erano infatti state adocchiate dalla Chiesa ortodossa, che voleva spostarle nella cattedrale di Sveti Sava, causando sentite proteste di scienziati, ricercatori e studenti. Tutti uniti al grido di «lasciate in pace Tesla», uno slogan tornato prepotentemente d’attualità. —


 

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