Crac Fenice, 80mila libri “dimenticati”
In un panorama del commercio librario che sta conoscendo la sua peggiore crisi di sempre si aggrava la situazione debitoria del clamoroso fallimento della libreria Fenice. Nei giorni scorsi si è tenuta davanti al giudice fallimentare la riunione coi creditori, se ne sono presentati circa 20, «ma altri verranno allo scoperto più avanti - afferma il curatore fallimentare, il commercialista Giancarlo Crevatin -, perché il deposito delle istanze era solo telematico e non tutti ne sono venuti a conoscenza, però si tratta di cifre piccole». La fetta più grossa è già nel piatto. Il passivo è cresciuto dai 600 mila euro dichiarati al momento del fallimento agli attuali 946 mila, quasi 1 milione: «Col tempo salgono gli interessi e le spese legali e pesano gli affitti di galleria Fenice in quanto gli spazi delle librerie non sono stati ancora liberati».
L’appello affinché qualcuno volesse rilevare almeno in parte gli 80 mila volumi che giacciono nelle due librerie di galleria Fenice e le centinaia di migliaia ammassati nel magazzino di via Caboto di proprietà di Franco Zorzon è caduto praticamente nel vuoto. Si erano subito dimostrati interessati il Comune, la Fondazione CrTrieste e altri enti e istituti triestini, «ma a oggi - constata Crevatin - nessuno ha fatto un’offerta concreta, forse solo la Fondazione sta per mettere a delibera l’acquisto di uno stock di pubblicazioni a tematica locale». Impossibile però che un singolo cittadino possa chiedere di attingere al magazzino invenduto per portarsi a casa qualche singolo volume. Servono offerte alte, da 60 mila euro.
E con tutto ciò i creditori non riavranno mai più i loro soldi per intero, neanche se si riuscisse a vendere al meglio tutti i libri inventariati (una buona parte è ammassata in scatoloni senza ordine, il loro valore non è nemmeno quantificabile, e dunque sono già destinati al macero) e il magazzino di via Caboto. «Si potrebbero ricavare, e questa è solo la stima posta a base dell’asta - aggiunge il commercialista - al massimo 280 mila euro, si sa che poi di fatto la cifra magari scende. E altro non c’è». E i rimanenti 660 mila euro abbondanti? «I creditori li perderanno, saranno soldi non pagati, un danno secco». Fra i maggiori creditori ci sono le case editrici Rizzoli e Zanichelli, ma anche la proprietà della galleria Fenice, che vanta due anni di affitto arretrato.
Limite di tempo per trovare qualche acquirente non c’è, ma a ogni giorno che passa sale il costo (debito) per l’affitto. Il dilemma dei curatori è se cercare di salvare un così consistente patrimonio librario o disperderlo senza nostalgia pur di non far aumentare le spese insolute. Se nessuno acquisterà i libri nuovi giacenti in galleria Fenice, «bisognerà che li trasportiamo in via Caboto - dice Crevatin -, e in quello stesso momento saranno deprezzati». Gli autori che negli anni avevano pubblicato libri con le Edizioni Italo Svevo di Sergio Zorzon hanno evitato procedure complicate, e per non mandare tristemente al macero le rimanenze in molti casi hanno deciso col cuore e non con la tasca: «Me li ricompro».
In via Caboto ci sono state anche infiltrazioni d’acqua e dunque un pezzo di libri depositati si è rovinato. Gli scatoloni contengono anche gli “avanzi” editoriali frutto della chiusura prima della libreria di galleria Rossoni (l’impresa fiorente di Sergio Zorzon) e poi della libreria Joyce aperta per breve tempo dagli Zorzon nella sfortunata “piazza” della stazione ferroviaria. Ciò che il curatore fallimentare aspetta con urgenza è solo «un compratore quanto prima, per poi chiudere tutto».
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