Coro e “direttore allestimenti”: doppia protesta al teatro Verdi di Trieste
TRIESTE Doppio fronte di rivolta tra i lavoratori del Verdi. Il coro insorge dopo aver scoperto che, durante la prossima stagione sinfonica, si potrà esibire in un solo concerto. Al contempo gira anche voce che sia in arrivo un nuovo direttore degli allestimenti: la notizia – finora né confermata né smentita ufficialmente – ha fatto trasalire i sindacati, che pensano che le risorse necessarie ad assumere una simile figura potrebbero essere impiegate con maggior profitto altrimenti, specie alla luce della crisi economica post Covid. Contattato telefonicamente, il sovrintendente Stefano Pace fa tuttavia sapere che non desidera replicare.
Sul fronte del coro, le organizzazioni sindacali presenti all’interno della Fondazione Teatro Verdi spiegano che, visionando il programma della prossima stagione, gli artisti hanno appreso di essere previsti «in un solo concerto sinfonico, per un totale di due brani, decisamente noti e che richiedono pertanto poco impegno». Dal punto di vista dei sindacati, tale circostanza è aggravata dal fatto che si tratta di un coro stabile, che pertanto avrebbe diritto a «essere parte attiva del teatro al pari delle altre maestranze».
Per questi motivi, negli scorsi giorni ai vertici della Fondazione Teatro Verdi sono state indirizzate due distinte lettere, firmate rispettivamente dai già citati sindacati nonché dagli stessi coreuti. Questi ultimi, in particolare, considerano l’imminente stagione sinfonica come «l’ennesimo schiaffo al coro, sempre più spesso relegato al ruolo di comparsa – si legge nella loro missiva –. Diverse sue sezioni sono ormai sotto organico, mentre pochi brani, sempre quelli, ne mortificano la professionalità».
E ancora: «Due brani di repertorio, che il pubblico sarà anche stufo di sentire, non richiedono quasi tre settimane di studio: cosa faremo una volta rientrati dalle ferie? Ci sarà forse una stagione operistica impegnativa? E in caso contrario, nessuno pensa che una compagine inattiva possa provocare un danno erariale? Questa è la premessa per metterci di nuovo in Fondo integrazione salariale (Fis). Il passo successivo sarà la progressiva eliminazione del settore».
I coreuti lamentano infine una «evidente differenza di trattamento con l’altra compagine artistica del teatro», ovvero l’orchestra. Alla loro comunicazione – indirizzata al sovrintendente Pace, al direttore artistico Paolo Rodda e al direttore degli affari generali Antonio Tasca – fa seguito quella delle sigle Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Libersind-Confsal, le quali tirano in ballo pure il presidente della Fondazione, ovvero il sindaco Roberto Dipiazza.
I sindacati chiedono per iscritto che la programmazione sia modificata prevedendo una maggiore presenza del coro e vogliono sapere come mai, al momento, questo sia citato solamente nel primo concerto «lirico-sinfonico. Tale scelta iniqua ha creato giustamente grande sdegno tra i lavoratori del settore, che si sono sentiti fortemente umiliati e ancora una volta discriminati».
Un’ulteriore richiesta sindacale riguarda la possibilità di organizzare un concerto in ricordo dei due poliziotti della Questura di Trieste assassinati lo scorso ottobre, magari programmando un Requiem o una messa. C’è infine la questione del presunto nuovo direttore degli allestimenti: si tratterebbe di una figura dal costo di 70 mila euro l’anno, raccontano i sindacati, che sostengono di aver appreso la notizia in maniera casuale, da uno scambio in una chat interna al settore.
Alla luce di ciò, sempre Cisl, Uil e Confsal hanno scritto ancora una volta ai vertici della Fondazione: «Chiediamo l’apertura di un tavolo di confronto sul prossimo contratto integrativo aziendale. Siamo contrari all’assunzione di un nuovo direttore degli allestimenti, innanzitutto perché la programmazione in teoria prevede solo attività sinfonica almeno fino a metà novembre».
Concludono i sindacati: «Considerando poi sofferenza occupazionale, mancato adeguamento economico delle retribuzioni, taglio del premio di produzione e mancato pagamento della parte economica integrativa al personale neo assunto e a tempo determinato, riteniamo fuori luogo la spesa per lo stipendio di questa figura». —
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