Cibo scadente e assistenza inadeguata: non in regola nove case di riposo su 10

Ispezioni dell’AsuiTs in 33 centri per anziani. Risultati allarmanti. Carenze strutturali e a livello di personale nel 65% dei casi

TRIESTE Alimentazione inadeguata in nove case di riposo su dieci, prestazioni assistenziali e terapeutiche insufficienti in una su due, permanenza di sistemi di contenzione, personale scarsamente qualificato e soggetto a forti tassi di rotazione degli addetti. Sono i risultati inquietanti dell’indagine aggiornata a tutto il 2017 dall’Azienda sanitaria in 33 residenze per anziani della provincia di Trieste, che ne ospita in totale una novantina.

Quello tracciato dal Dipartimento di prevenzione dell’AsuiTs è un quadro nero, soprattutto se lo si guarda sul piano dell’alimentazione garantita agli ospiti delle strutture. Secondo il report, «la qualità nutrizionale del servizio di ristorazione risulta l’area maggiormente problematica». Il menù è inadeguato in 28 realtà su 33 (84,8%) e le materie prime impiegate sono insoddisfacenti addirittura in 31 casi su 33 (93,9%). Nel mirino finisce «un’elevata diffusione di prodotti congelati, prodotti carnei processati di bassa qualità, formaggi fusi con additivi, esaltatori di sapidità con glutammato monosodico, bibite gassate, succhi di frutta e marmellate con ridotta percentuale di frutta».

Valutazione pesante per strutture che ospitano anziani con disabilità complesse e un quadro clinico instabile, soprattutto se si considera che tutti gli studi scientifici attribuiscono all’alimentazione un ruolo fondamentale per i percorsi di salute, tanto più quando si tratta di persone fragili e con età avanzata. Questioni che sfuggono probabilmente a molti degli addetti, se è vero che «la formulazione del menù non è preparata da personale competente, risultando spesso sbilanciata in termini di apporto di nutrienti e grammature».

L’indagine parla inoltre di utilizzo di sistemi contenitivi come le bandine ai letti in 11 residenze su 33 e di scarsa assistenza durante i pasti in una casa di cura su tre. Mancano poi momenti ricreativi, animazione e uscite in quasi il 50% delle strutture esaminate e la stessa percentuale riguarda le case di cura che non aggiornano correttamente le schede di valutazione degli ospiti, determinando prestazioni assistenziali e terapeutiche non mirate sul soggetto.

Le cose vanno meglio sul piano igienico, con poche realtà colte in fallo rispetto alla pulizia di stanze, servizi igienici e spazi comuni. L’indagine torna però a mostrare tinte fosche sul piano dell’igiene alimentare: in oltre il 25% dei casi non risulta correttamente applicato il piano haccp e mancano dunque sistemi di raffreddamento delle pietanze per una somministrazione differita rispetto alla preparazione. Circa metà delle case di riposo dimostra poi carenze «nell’applicazione delle norme di buona prassi igienica e lavorazione» dei cibi, mentre i due terzi si distinguono per carenze strutturali, come la presenza di intonaci deteriorati e mobilio danneggiato nelle cucine o l’impiego di stoviglie e utensili vetusti.

Non pochi problemi riguardano infine i lavoratori. Leggendo la relazione si apprende di «un elevato turnover del personale con frequente utilizzo di forme contrattuali atipiche e un livello di qualificazione professionale non sempre corrispondente al servizio erogato». In un caso su tre, l’indagine riscontra carenze di formazione in materia di sicurezza sul lavoro e sorveglianza sanitaria. L’invito è ad «assicurare che il livello di tutela garantito ai lavoratori sia sufficientemente elevato, anche considerato che la gran parte è rappresentato da donne, che svolge lavoro su turni, nella metà dei casi straniere».

La speranza è che le cose cambino dopo il processo di riclassificazione delle strutture compiuto dalla Regione nel 2018. Lo ha spiegato l’assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi, davanti a una recente interrogazione del consigliere Pd, Francesco Russo. Per Riccardi, «le residenze si stanno adeguando ai requisiti previsti e tutte le Aziende eseguiranno le verifiche a completamento degli interventi ai fini del rilascio delle autorizzazioni definitive all’esercizio». Quanto alla situazione triestina, l’assessore ha sottolineato che «sulla base dei risultati del monitoraggio condotto dall’AsuiTs, sono state recentissimamente prodotte le linee guida per “La ristorazione nelle residenze per anziani”, che rappresentano un importantissimo punto di riferimento cui devono ottemperare le residenze presenti a livello regionale». —
 

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