Chiusure festive dei negozi. Pronta la legge a Lubiana

C’è una proposta in Parlamento, ok dai sindacati. L’incognita del partito di Cerar

LUBIANA. La Slovenia punta a vietare il lavoro domenicale nel commercio. A più di dieci anni di distanza da un referendum che si era già espresso in questo senso (ma l’applicazione è rimasta lettera morta), il deputato sloveno Andrej Čuš ha presentato un disegno di legge volto a blindare le domeniche, proibendo l’apertura dei negozi nei giorni festivi. Nelle intenzioni del parlamentare indipendente, i commercianti saranno autorizzati ad alzare le serrande, oltre che nei giorni feriali, per un massimo di sei domeniche (o festivi) nell’arco dell’anno. E ciò per rispondere ad un imperativo sociale, ovvero «migliorare la qualità della vita degli sloveni, che oggi spesso lavorano di domenica per un salario minimo invece di stare con amici e parenti», spiega Čuš. Eletto 5 anni fa con il Partito democratico sloveno (Sds) di Janez Janša, Čuš è indipendente da un anno e mezzo. Ma malgrado non possa contare su un partito, assicura che il sostegno al suo testo è trasversale sia in aula, sia nel paese.

«Quattordici anni fa il 57% dei cittadini sloveni si è detto favorevole alla chiusura domenicale, ma questa volontà non è stata rispettata», afferma Čuš, riferendosi al referendum del 21 settembre 2003 (il cui tasso di affluenza si fermò in realtà il 28%). Allora, la maggior parte dei votanti si espresse a favore di un divieto di apertura dei negozi nei giorni festivi; ma nel 2006 il parlamento di Lubiana ha licenziato una legge che lascia tuttora libertà agli esercenti. «Siamo arrivati a un punto in cui c’è mancanza di personale per questi posti di lavoro», prosegue Čuš.

Il parlamentare ha ricevuto il sostegno dei principali sindacati. Ladi Rožič, segretario generale del Sindacato dei lavoratori del Commercio (Sdts), ha dichiarato che il settore è a corto di «diverse migliaia di lavoratori», proprio causa «salari bassi e orari di lavoro troppo lunghi». Eccezioni, nel disegno di legge, sono previste tuttavia per i piccoli negozi a gestione familiare o per quelli situati in aree turistiche o nelle vicinanze di ospedali, aeroporti, confini di Stato e aree di servizio autostradali, che potranno lavorare la domenica.

Se l’iniziativa di Čuš è individuale, in Parlamento comunque- secondo il quotidiano Dnevnik - il sostegno alla nuova legge dovrebbe arrivare sia da destra che da sinistra: i conservatori della Nuova Slovenia (NSi) hanno già annunciato il loro supporto; i socialdemocratici (Sd) - annota il giornale - erano già al lavoro su un testo simile. Insomma, il tentativo di cambiare le regole sulla domenica è «serio», ha commentato anche la Camera di commercio slovena (Tzs), che si riunirà a giorni per prendere posizione.

L’iter ufficiale del disegno di legge inizierà ai primi di novembre, quando il testo di Čuš arriverà in commissione Economia, ma già dalla prossima settimana sono attese le reazioni delle forze politiche: martedì si riuniranno i gruppi parlamentari. L’incognita più grande riguarda ovviamente il partito del premier Miro Cerar (Smc) che in aula controlla 36 deputati su 90. Ma anche su questo aspetto, Čuš assicura che tra i colleghi di maggioranza da lui interpellati «non c’è opposizione al progetto».
 

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