Chiusure festive dei negozi: la battaglia sbarca a Palazzo
TRIESTE. La Regione è pronta a staccare un assegno da 13 milioni di euro per gli alberghi. La somma, che verrà stanziata nella prossima manovra di assestamento di bilancio, servirà a sostenere gli investimenti nelle manutenzioni, nelle ristrutturazioni e nell’ampliamento delle strutture ricettive di tutto il Fvg. Sono contributi a fondo perduto. Non si esclude che la torta sia a disposizione pure dei Bed&Breackfast, ma su questo l’assessore alla Attività produttive Sergio Bolzonello si tiene ancora cauto.
L’intervento, al momento appeso un fondo provvisorio da 50mila euro necessario ad aprire un capitolo di finanziamento ad hoc a livello normativo, è previsto nella legge della giunta che riforma il Commercio regionale. Ieri il primo round in Seconda commissione con l’illustrazione dell’articolato. La prossima settimana sono attese le audizioni con le categorie. A fine mese si va in aula per il voto. Il testo, come annunciato nelle scorse settimane, interviene innanzitutto decretando l’obbligo delle chiusure festive per i negozi; nove le giornate indicate dal provvedimento: 1 gennaio, Pasqua, lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, 15 agosto, 25 e 26 dicembre. Bolzonello è consapevole di ingaggiare una battaglia con lo Stato. «Il tema delle chiusure è molto dibattuto - ha osservato parlando ai consiglieri - ma il Parlamento si è fermato. Non vediamo grandi vie d’uscita. Anche perché si scontrano due visioni evidentemente incompatibili: una che pone il tema della liberalizzazione totale, cioè della necessità che nulla possa essere ingabbiato in alcun modo.
Un’altra parte invece ritiene che siano indispensabili delle regole precise per il rispetto della vita comune. Riteniamo che questa sia una discussione da riportare all’interno del Consiglio regionale sperando che il Parlamento prenda decisioni. Da parte nostra - ha voluto evidenziare – c’è un approccio completamente laico sull’argomento. Nessuna battaglia di retroguardia o di tipo confessionale, pur considerando che viviamo in una società in piena secolarizzazione. Una società in cui si ritiene che non sia giusto fermarsi mai. Noi riteniamo che questo non sia corretto e, ripeto, per ragioni totalmente laiche».
La norma regolamenta pure gli outlet: gli esercenti – come si legge in un passaggio del testo – sono tenuti a separare in modo chiaro la merce scontata da quella che non lo è. L’assessore ha in mente anche un finanziamento apposito per i centri storici e le zone cittadine più in difficoltà. Quelle cioè che stentano, dove il commercio arranca. In questo caso si tratterà di stanziare fondi per sostenere gli affitti dei negozi. Anche su questo Bolzonello non si spinge oltre e non scopre le carte. Non ancora per il momento. Sul piano più tecnico la norma riorganizza i “Centri di assistenza tecnica alle imprese commerciali” (Cat) e i Centri di assistenza tecnica alle imprese del terziario (Catt Fvg) in modo da creare un referente unico. Un solo interlocutore per la Regione, cui delegare le funzioni pubbliche relative alla formazione professionale e alla concessione di contributi a favore delle imprese.
Sul tema è intervenuta, a margine, anche Mara Piccin del Misto. La consigliera propone l’introduzione della “diffida amministrativa”, con una norma. «Sempre maggiori sono le chiusure di esercizi commerciali perché incorsi in sanzioni amministrative onerose - spiega Piccin - alle quali si aggiungono le tante, e silenziose, imprese che se ne vanno altrove, lasciando dietro di sé una regione sempre meno attrattiva e più deserta. Le multe di natura amministrativa possono però essere evitate con lo strumento della diffida amministrativa, ovvero il cosiddetto “cartellino giallo” che il Comune potrebbe dare permettendo al titolare di mettersi in regola entro un determinato periodo di tempo nei casi di cartelli dimenticati, avvisi perduti o timbri non corretti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo