Chiusura Eaton, proteste e appello al governo

Monfalcone sotto choc per la decisione dell’azienda di chiudere il locale stabilimento Eaton, lasciando a casa 157 dipendenti. Presidio ai cancelli e appello a istituzioni e imprese. Il tentativo è di arrivare a Roma.
Bonaventura Monfalcone-13.01.2018 Inizio presidio Eaton-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-13.01.2018 Inizio presidio Eaton-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE Tavolo immediato sul caso Eaton. Con la Regione e il ministero dello Sviluppo economico, allargato a Confindustria e parti sociali. Il sindaco Anna Maria Cisint ha fatto partire i telegrammi alla presidente Debora Serracchiani, nonchè al ministro Carlo Calenda e al collega del dicastero del Lavoro, Giuliano Poletti. Ha lanciato l’appello al sistema produttivo territoriale. Il presidio dei lavoratori continua a stazionare nello stabilimento, nella “cabina di regia” della Rsu.

Eaton chiude a Monfalcone: a casa 157 dipendenti
Bonaventura Monfalcone-12.01.2018 Chiusura Eaton-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Alle 14 ieri l’assemblea riconvocata dai sindacati. La folla inondava il piazzale esterno. Lo choc è generale, dopo l’annuncio l’altro ieri in Confindustria della chiusura. Non sono mancate le lacrime. Disorientamento e parole spezzate in gola. I 157 dipendenti hanno eletto la Eaton come la loro seconda famiglia, è stato raccontato ieri mattina durante l’incontro in Comune tra i rappresentanti sindacali e il primo cittadino. L’età media va dai 49 ai 55 anni. Troppo giovani per la pensione, troppo vecchi per riuscire a trovare nuova occupazione. A pagare sono 200 lavoratori, compresi interinali e indotto. La crisi ha spiazzato anche le istituzioni. Il Comune e la Regione. Cisint ha stigmatizzato le modalità assunte dall’azienda «senza alcun passaggio istituzionale». L’altro ieri ha incontrato i vertici di Eaton. «Mi hanno detto che non ci sono margini», ha riferito. Nel pomeriggio ha raggiunto lo stabilimento. Lo ha fatto anche il vicepresidente della Regione, Sergio Bolzonello, l’altra sera.

E ieri i sindacati si sono riuniti dal sindaco. Cisint ha inviato i telegrammi. È il sollecito circa il tavolo urgente per affrontare il dramma Eaton. Compreso il tema più complessivo del lavoro e dello sviluppo che coinvolge il Monfalconese, ha spiegato Cisint facendo riferimento alla richiesta già formalizzata lo scorso febbraio. Intanto l’assessore regionale al Lavoro, Loredana Panariti, ha annunciato che a giorni incontrerà le organizzazioni sindacali e nel frattempo «ci stiamo mettendo in contatto con i vertici dell’azienda per convocarli a discutere di possibili soluzioni positive». La prossima settimana si terrà anche un Consiglio comunale ad hoc sulla vicenda Eaton. Tavolo ad ampio raggio istituzionale, dunque. Il coinvolgimento guarda quindi al sistema produttivo del territorio: «Ciascuno deve fare la sua parte – ha detto il sindaco – per trovare una soluzione rapida e rispettosa della dignità dei lavoratori». Il passo più immediato sarà la verifica circa la ripresa dell’attività produttiva di Eaton: «Rimangono molti aspetti non chiariti sulle potenzialità dello stabilimento, sui carichi di lavoro e sulle reali intenzioni della proprietà – ha osservato Cisint –. La soluzione in ogni caso non può essere quella della monetizzazione e dovrà veder coinvolto se necessario anche il sistema produttivo del territorio».

La Rsu ha dato la misura della situazione. «È stato uno choc – ha esordito Luca Sterle –. In Confindustria eravamo andati per parlare di carichi di lavoro, per i primi tre mesi c’erano comunque commesse». Non c’era sentore di sorta rispetto alla chiusura: «L’ultimo investimento – ha aggiunto Sterle – era stato di 700mila euro per impianti di aspirazione alla linea 4. All’incontro del 30 novembre avevamo chiesto di migliorare la qualità delle valvole e ulteriori investimenti. L’azienda ci aveva riconvocato per i volumi del 2018. Chiediamo che vengano aperti tutti i tavoli necessari. A noi interessa il posto di lavoro. E se Eaton rimarrà nella sua posizione, chiediamo la ricollocazione in altri siti del territorio».

Di sacrifici ne hanno fatti i lavoratori, ha continuato Sterle: nell’ultimo anno il sabato volontario, il turno notturno strutturale, ferie estive ridotte. Obiettivi rispettati, con 51mila valvole al giorno, a fronte di 3 milioni di investimenti, ha fatto eco Alessandro Fontana, che ha aggiunto: «L’azienda aveva dichiarato un “buco” di 6 milioni l’anno di fatturato, da qui la nostra richiesta di revisionare il prodotto. Invece nulla, l’azienda vuole delocalizzare». Maurizio Tondo è andato a ruota: «A 52 anni e 32 di lavoro in Eaton, fa male dentro trovarsi in questa situazione estrema. Ci si sente svuotati. Vedere colleghi piangere a questa età fa male. Così ci hanno ripagato».

Il segretario provinciale della Fiom Cgil, Livio Menon, non è stato da meno: «Questa è la prova che il Jobs Act è una legge assurda e sbagliata, non risolve le crisi. In un Paese dove si va verso la deindustrializzazione, il sindacato è impotente senza ammortizzatori sociali. Con lavoratori che in media hanno 50 anni, è impossibile pensare a come uscire dal limbo». Ha fatto appello al diritto costituzionale al lavoro e ha scandito: «La tutela del lavoro va ripresa con forza anche in campagna elettorale. Nè possiamo discutere su un ricompenso economico, valido per un paio d’anni, per poi ampliare il bacino delle nuove povertà. Non molleremo di un millimetro, chiederemo a tutti di remare nella stessa direzione».

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