Chiusi in un anno 325 negozi e 197 locali
Paoletti: assestamento in atto, ma se si vuole puntare sul turismo le crociere non bastano
In un anno la provincia di Trieste ha perduto 831 aziende: alla fine di giugno 2007 erano 18.393, adesso se ne registrano 17.562. E sebbene il trimestre aprile-giugno abbia registrato una lieve ripresa con 67 nuove iscrizioni, negli ultimi dieci anni non si era mai verificato un crollo così evidente: la cifra delle 18mila imprese in passato era sempre stata superata. Dietro le cifre si nasconde una realtà complessa. Reggono infatti le imprese artigiane che, in controtendenza, dal 2007 hanno guadagnato 33 nuovi iscritti. Ma a sparire sono perlopiù le ditte individuali, e il presidente della Camera di Commercio Antonio Paoletti non nasconde una certa preoccupazione: «C'è indubbiamente in atto un cambiamento e un assestamento del comparto produttivo - sostiene - ma su questo nuovo quadro della nostra economia va fatta una riflessione».
Confrontando i dati dell'ultimo anno, si nota che a soffrire particolarmente sono le attività che dovrebbero godere proprio di quel «sistema turismo» della cui importanza per il futuro della città molto si parla. Nel 2008 Trieste ha detto addio a 325 negozi al dettaglio e a 197 tra ristoranti, bar e alberghi. E Paoletti punta il dito sul modo di attrarre turismo: «I dati dimostrano che se si intende puntare su questo comparto, non basta fare arrivare le navi da crociera che di fatto ai nostri commercianti e al comparto alberghiero e della ristorazione non portano nulla, giacché a bordo delle navi si trova tutto ciò che serve. La città deve muoversi tutta insieme e lavorare a una visione più ampia dell'indotto turistico. I commercianti stanno già facendo sforzi non indifferenti, ma se i turisti sono pochi l'impegno non serve a nulla».
Per far fronte a questa crisi del comparto commerciale, Paoletti ribadisce l’esigenza di mettere di mettere un freno alla proliferazione dei centri commerciali. «Quelli che il comparto locale dovrà subire nei prossimi anni - spiega - creeranno non pochi problemi ai negozi più piccoli. Dobbiamo dire basta ai grossi nuovi insediamenti nella cintura periferica incentivando invece quelli centrali che faranno sì concorrenza alle realtà già esistenti, ma attraggono gente che inevitabilmente si fermerà anche nei negozi, nei bar o nei ristoranti circostanti. Così, si crea indotto». Di pari passo con il calo delle vendite di auto, sono diminuite da 554 a 521 anche le aziende che si occupano di commercio e riparazione di autovetture e motocicli. Incluse quelle che si dedicano alla vendita di accessori e all’autolavaggio. Un comparto che ha faticato particolarmente e che denota anche la lenta scomparsa di una figura classica che gravita attorno al commercio è quello degli agenti di commercio, dei procacciatori d'affari, dei rappresentanti: 272 figure in meno.
In calo anche le attività che si occupano di informatica e di intermediazione finanziaria. Quelle che trattano l'installazione di sistemi hardware, la realizzazione di software, la gestione di banche dati o portali web o la riparazione e la manutenzione di apparecchiature informatiche sono passate in un anno da 456 a 434. Promotori, mediatori, agenti e procacciatori di prodotti finanziari, inclusi i broker di assicurazioni, nella nostra provincia sono diminuiti da 412 a 381. Tra i dati rilevati da Movimprese, il sistema di Unioncamere al quale le Camere di Commercio fanno pervenire i loro dati ogni trimestre, si evidenzia anche una flessione non indifferente degli studi professionali. Un calo giustificato, in parte, da una serie di accorpamenti: più professionisti creano studi associati riducendo i costi e creando dei veri e propri team di consulenza.
Anche il settore industriale ha registrato alcune chiusure, in particolar modo nel settore della fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo (da 271 a 252), del tessile (da 44 a 40), del confezionamento di alimentari e bevande (da 289 a 309) ma anche in quello dell'editoria e della stampa (da 199 a 174). E Paoletti rivela non poca apprensione: «Lì ogni azienda in meno ha un peso maggiore sulla città, - precisa - significa un maggior numero di dipendenti senza lavoro». Dai dati emergono comunque anche i settori che nell'ultimo anno hanno goduto di buona salute: quello delle costruzioni e quello della compravendita immobiliare. Passano rispettivamente da 2.735 a 2.781 e da 684 a 689.
Laura Tonero
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video