C’è il via libera dall’Ue: Croazia e Bulgaria sono più vicine all’euro
BELGRADO. Un successo di tappa importantissimo, come la conquista di un gran premio della montagna per i ciclisti, col traguardo finale non vicinissimo ma che finalmente si può scorgere. È quello di Croazia e Bulgaria, papabilissimi prossimi membri dell’Eurozona dopo che l’Ue ha dato ieri sera luce verde all’ingresso di Zagabria e Sofia nel Meccanismo di cambio europeo (Erm-II), l’anticamera dell’euro per i Paesi pronti ad abbandonare le proprie valute nazionali. Bulgaria e Croazia «hanno fatto il passo più grande nel loro viaggio verso l'adozione dell'euro», ha detto Mario Centeno, presidente uscente dell'Eurogruppo, confermando i rumors che circolavano da giorni su un’imminente entrata di Sofia e Zagabria nella cosiddetta “anticamera della moneta unica” e nell’Unione bancaria.
È un riconoscimento «degli sforzi fatti e degli impegni presi» dalle due capitali, che se per due anni parteciperanno «con successo» al meccanismo Erm-II «avranno uno dei requisiti principali per adottare l'euro», ha aggiunto Centeno. Il riconoscimento arriva dopo l’ok della Euro Task Force, il gruppo di lavoro Ue sulla moneta unica, e di Eurogruppo ed Ecofin, di ieri.
Per Croazia e Bulgaria è un momento essenziale per arrivare all’introduzione dell’euro. I Paesi che entrano nel Meccanismo infatti devono impegnarsi a stabilizzare in particolare la variabilità del tasso di cambio, passaggio rilevante per la stabilità monetaria. Per raggiungere questo obiettivo, secondo le regole europee, servono almeno due anni, il tempo minimo necessario per mettere in archivio kuna e lev, valute che - nella migliore delle ipotesi - andranno in pensione nell’estate del 2023, nelle previsioni che circolano a Bruxelles. «Nulla accade in una notte, nel periodo che abbiamo di fronte faremo il massimo per informare e discutere e tutto quanto è possibile affinché gli effetti» della futura introduzione dell’euro «siano i più positivi possibili e quelli negativi al minimo», ha spiegato il ministro delle Finanze croato, Zdravko Marić.
L’ingresso nell’Erm arriva dopo due rapporti che hanno contenuto parole di elogio – pur tra le preoccupazioni per l’impatto della crisi post-Covid – resi pubblici di recente da Commissione europea e Banca Centrale Europea, che avevano evidenziato i buoni risultati ottenuti nella convergenza verso l’Eurozona da Croazia e Bulgaria. Zagabria ha già soddisfatto tre criteri su quattro – tranne appunto l’ingresso nell’Erm-2 - mentre Sofia si era fermata a due su quattro. Ferme invece Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, ancora poco interessate ad abbandonare le proprie valute nazionali, non una priorità per i rispettivi governi. Più avanzato era l’iter della Romania, che però pare essersi persa per strada. L’ultimo Paese dell’Est ad aver adottato l’euro è stata, nel 2015, la Lituania. —
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