“Cavallo rampante” in comodato

Già da due anni al Revoltella, ora c’è anche l’atto formale fra Comune e l’ad di Genertel Davide Passero
Il "Cavallo rampante", opera di Marcello Mascherini, al Revoltella
Il "Cavallo rampante", opera di Marcello Mascherini, al Revoltella

Ora c’è pure una determina dirigenziale che “certifica” la donazione. Nobile e indeterminatamente temporanea. Nel senso che il proprietario dell’opera, l’amministratore delegato di Genertel Davide Passero, quando vorrà la potrà riprendere. Se lo riterrà, naturalmente. In ogni caso, il “Cavallo rampante”, scultura di Marcello Mascherini datata 1958, è stata ceduta in comodato d’uso gratuito al Comune di Trieste, per essere ospitata negli spazi del Museo Revoltella in via Diaz.

Dove, a onor del vero, già si trova da un paio d’anni. Ora però c’è anche un atto formale fra Passero e il Municipio che permea di ufficialità burocratica quella artistica e preziosa presenza nella collezione del polo culturale, recependo peraltro il contratto stipulato fra le parti. Che prevede, tra i vari punti, all’articolo 10 una durata quadriennale con rinnovo per tacito accordo. Se lo deciderà, il dirigente Genertel, collezionista e amante dell’arte contemporanea, potrà recuperare anche temporaneamente l’opera nel caso di mostre e rassegne, in Italia o all’estero, in cui volesse esporla: facoltà definita dall’articolo 6 del documento.

Nelle premesse della determina dirigenziale, firmata dalla direttrice dei musei civici e del Revoltella stesso, Maria Masau Dan, viene subito messo in evidenza che il quadrupede in bronzo «trova la giusta collocazione tra le opere di proprietà del museo», che «è già in possesso di una quindicina di sculture in bronzo e gesso dello stesso autore», Mascherini. Davide Passero aveva acquistato l’opera - figura distesa su un piano inclinato in bronzo lunga circa un metro e mezzo - alla casa d’aste Stadion nel 2012. Dopo aver stabilito di non tenerla a casa propria, aveva optato per destinarla al museo di via Diaz. Due anni dopo, la determina del Comune.

Delle 16 opere di Mascherini che si trovano al Revoltella, nessuna («stranamente - osserva Maria Masau Dan -, visto il legame tra Mascherini e il museo, e la sua lunga presenza in Curatorio») proviene direttamente dall’autore. Bensì «da lasciti (Hansi Cominotti, Vladimiro Miletti, Bianca Marchini), donazioni (Duca d’Aosta, Roberto Hausbrandt e famiglia) e acquisti alla Biennale e da privati. Tutta la carriera dello scultore è documentata», aggiunge la direttrice del Museo. A proposito del “Cavallo rampante”, spiega ancora: «È rappresentativo di uno dei momenti di maggiore ispirazione di Mascherini, allora all’apice della fama. Il gesto del dottor Passero - prosegue Masau - si colloca in una tradizione molto civile e piuttosto diffusa in altri musei italiani e stranieri a partire dal Mart di Rovereto, dove sono state depositate intere collezioni, che hanno contribuito al rapido decollo di un museo nato solo da dieci anni e in realtà senza possedere una collezione storica».

L’unico altro caso di deposito temporaneo nelle sedi espositivo-culturali del Comune di Trieste è oggi rappresentato da un assieme di sette opere di artisti del Friuli Venezia Giulia «acquistate negli anni ’70 dalla Regione, che allora faceva regolarmente acquisti di opere d’arte contemporanea, e poi assegnate al Revoltella: sono sei dipinti e una scultura», fa il punto Masau. Nello specifico, le tele sono di Carlo Sbisà (“Il palombaro”, 1931), Augusto Cernigoj (opera del ’72 di quasi due metri, dipinta a “dripping”), Edoardo Devetta (“Paesaggio in grigio”, acquisito nel 1979), Ugo De Cillia (“Carso duro e povero”, arrivato nel 1974), Romeo Daneo (“Mezzo bianco e mezzo grigio”, acquisito nel 1971) e di Giuseppe Tominz (ritratto maschile). Quanto alla scultura, questa è opera in pietra del tarcentino Luciano Ceschia, arrivata a Trieste 43 anni or sono. In passato, il Comune aveva ospitato una trentina di opere del pittore Cesare Sofianopulo per circa quindici anni: alcune erano state anche messe a disposizione del pubblico. Quel deposito momentaneo era stato dovuto al fatto che l’erede principale del patrimonio risiedeva in Grecia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo