Caso Picchione, l’Anticorruzione dà il via a un’istruttoria
L’Autorità nazionale Anticorruzione (Anac) comunica «l’avvio dell’istruttoria nei confronti della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia».
Era stata l’Ance, l’Associazione regionale dei costruttori guidata da Valerio Pontarolo, ad aprire un nuovo fronte nell’ormai lunga battaglia con l’Ufficio guidato da Maria Giulia Picchione inoltrando a inizio luglio un esposto all’Avcp, l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, in merito ad alcuni lavori di restauro rubricati dalla soprintendente come di «somma urgenza», e dunque affidati sempre direttamente alla stessa impresa, la Lepsa srl di Roma, saltando le normali procedure di gara in base a quanto appunto prevede la legge in situazioni di particolare rischio e gravità.
L’Avcp - che alla fine dello scorso giugno con decreto legge è stata sostituita dall’Anac ora in fase di riordino - intende dunque procedere, come si legge nel documento che filtra da Roma, inviato al ministero dei Beni culturali oltre che alla stessa Ance, alla Direzione regionale per i beni culturali e - curiosamente - alla Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici.
Nella propria segnalazione, l’Ance - ricorda l’Anac - ha indicato «presunte anomalie relative all’affidamento» di tre opere: due relative alla messa in sicurezza della cinta muraria di Palmanova, per un totale complessivo di 715mila euro; e una relativa a Palazzo Clabassi, sede udinese della Soprintendenza, per un importo di 250mila euro. Dopo avere chiesto a Palazzo Economo gli atti relativi a quelle opere, i Costruttori della regione hanno contestato dinanzi all’Avcp proprio le circostanze della “somma urgenza” - ché tali non sarebbero il normale deterioramento o il rischio di perdere finanziamenti - ma anche il mancato rispetto del principio di rotazione fra imprese, giacché «tutti gli affidamenti - rimarca appunto l’Anticorruzione - risulterebbero assegnati alla medesima Lepsa di Roma».
Nel comunicare l’avvio dell’istruttoria sulla Soprintendenza l’Anac non cita però soltanto l’esposto dell’Ance, ma anche «la segnalazione» - acquisita il 9 luglio scorso - dell’ispettore ministeriale Antonio Tarasco, che dopo avere fatto visita in regione lo scorso giugno ha firmato una relazione sui lavori contestati. Relazione anch’essa richiamata dall’Anticorruzione nell’avere evidenziato «profili di criticità». Nella quindicina di pagine da lui firmate Tarasco aveva infatti analizzato gli iter seguiti per i lavori già nel mirino (e anche per Casa Bertoli di Aquileia), rilevando verbali di somma urgenza «privi di protocollo e dunque di data certa», perizie redatte «oltre il termine di dieci giorni» prescritto per legge, mancata distinzione tra lavori indifferibili e non, sovrapposizione di ruoli - progettista, responsabile e direttore - tutti in carico a Picchione, laddove l’ordinamento li prevederebbe distinti.
Sono questi tutti elementi che l’Anac riporta beninteso usando il condizionale. Ma proprio dopo avere inanellato tutti i dati, per «poter effettuare un puntuale esame della questione rappresentata» l’Autorità invita la «stazione appaltante» a esporre le proprie ragioni: nei cantieri di Palmanova, va ricordato, i fondi erano della Direzione regionale dei beni culturali. L’Anac attende «chiarimenti e informazioni» con una «relazione illustrativa corredata dalla necessaria documentazione con la quale controdedurre in merito» alle contestazioni. Dieci i punti che nel dettaglio andranno esplicitati, dalle motivazioni della “somma urgenza” alle ragioni di affidamento dei lavori a un’unica ditta, dai contratti stipulati con l’impresa alle valutazioni sui requisiti dell’impresa stessa.
I tempi ora non saranno brevi. Il termine per la conclusione dell’istruttoria è di 90 giorni, «salvo ogni eventuale integrazione e aggiornamento che si rendessero necessari», mentre tutti gli attori interessati hanno 30 giorni per «esercitare il diritto di essere sentiti ovvero di depositare memorie e documenti».
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