Caso Irci «Qui serve un’operazione mani pulite»

Masau Dan difende l’operato del presidente Chiara Vigini: ha avuto il coraggio di andare fino in fondo
Maria Masau Dan
Maria Masau Dan

Operazione “mani pulite” all’Irci. «Se vuole un titolo lo faccia. La presidente è una persona ammirevole. Lasciata da sola a fare pulizia all’interno». Maria Masau Dan, vicepresidente dell’Irci (delegato dal Comune di Trieste) e direttrice dei musei civici, difende a spada tratta l’operato e la gestione della presente Chiara Vigini. «Nessuno sapeva nulla di queste cose. Sono emerse grazie al fatto che la presidente ha avuto l’iniziativa di andare controllare i conti».

Mi scusi. L’assegno sparisce nel giugno 2013 e la sua scomparsa viene denunciata nel novembre 2014....

Il problema è che il tesoriere aveva l’unica firma sul conto. La cosa è venuta fuori quando la presidente ha preteso di guardare i conti. Nessuno di noi aveva accesso ai conti.

Anche la presidente aveva la firma sul conto...

A me non risulta. Non all’inizio. Solo quando ha messo gli occhi sui conti ha scoperto questo ammanco.

L’immagine dell’Irci esce male da questa vicenda...

Grazie a Dio c’è stata questa presidente. Ha avuto un grande coraggio. Ed è stata capace di fare un’azione che per anni nessuno ha neanche provato.

Il presidente dell’Unione degli istriani si è dimesso...

Lacota ha sempre fatto l’oppositore. Lì dentro ci sono diverse categorie di persone.

Quali?

Ci sono persone come Livio Dorigo e Stelio Spadaro che sono persone limpidissime, oneste, ingenue e idealiste. E la presidente appartiene a questa categoria.

Vigini “santa subito”.

È figlia del fondatore dell’Irci. Ci crede con tutta la sua anima. Spesso mi sono chiesta: ma chi glielo fa fare.

E gli altri?

L’Irci è un posto davvero dove regna la politica.

Non ci sono solo idealisti?

Non ci sono affatto solo persone idealiste. Ci sono scontri in atto di due visioni del mondo e dell’Irci. E io mi riconosco in quella della presidente.

E gli altri chi sono. C’è il direttore Piero Delbello?

Faccia lei. Non si può dire che non si è fatto niente per il museo.

A che punto è il museo della civiltà istriana?

Il museo è pronto. Il progetto del museo è fatto. Lo presentiamo ai primi di dicembre.

Un po’ in ritardo...

È vero. Volevamo inaugurarlo prima, ma il museo è pronto. A me dispiace solo che ora ne esce un’immagine torbida dell’istituto.

Che non corrisponde al vero?

Non è così. Sono lì da due anni e ho fatto dei combattimenti anche dialettici con le persone a volte estenuanti.

Non è gestito come una bocciofila come dice Lacota?

No assolutamente. Forse il tesoriere ha fatto qualche acrobazia e qualche capriola. Certo è difficile gestire una contabilità con i contributi che arrivano con tre anni di ritardo. E difficile starci dietro. Io sono abituata a ragionare su bilanci annuali. In questo senso ha ragione Renzo Codarin.

Per questo servono figure professionali adeguate...

Codarin stesso, ma anche Piero Colavitti. A me, a dire al vero, non mi sembrava male neanche Nedoh. Era convinta di essere in una botte di ferro all’Irci per la gestione.

E, invece, Nedoh le ha riservato delle sorprese?

Sì. Ma chi l’avrebbe mai pensato.

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