Carso, fotovoltaico difficile: stop dalla Soprintendenza
OPICINA. Piero Fattorini, 42 anni, imprenditore, abita in una villetta a Opicina. Come tutti, ha sentito parlare migliaia di volte di “green economy”: un modello di sviluppo sostenibile che consente di aumentare l’efficienza energetica riducendo le emissioni di gas serra. Ma è nel marzo scorso che inizia ad interessarsene seriamente. Sta per diventare padre, e pensa al futuro di suo figlio. Vuole fargli un regalo. Una volta si aprivano i libretti di risparmio alle Poste; a lui balena un’altra idea.
Le energie rinnovabili sono un pilastro del protocollo di Kyoto, un business mondiale per aziende e governi, ma possono rappresentare anche un piccolo “affare” per i privati cittadini. Un investimento, per meglio dire. Spinto, per di più, dalla “molla” dell’ecologia e della lungimiranza. Dal sole si può avere energia gratis, e senza inquinare. A tutto questo pensa Fattorini, prima di decidere di installare dei pannelli fotovoltaici sul tetto della propria abitazione. «Avrei adempiuto al mio dovere di cittadino, inquinando di meno – racconta – e avrei regalato a mio figlio energia pulita per almeno vent’anni». Il meccanismo è quello dello scambio sul posto, che permette di mettere in rete l’energia prodotta ma non immediatamente autoconsumata, potendo prelevarla in un momento successivo. Ma il vantaggio economico andava anche oltre: «Grazie ai contributi erogati dal Gse (Gestore servizi energetici, ndr) avrei ottenuto circa 1.500 euro all’anno per vent’anni: li avrei usati per pagargli l’università», prosegue Fattorini. A fronte di una spesa di poco più di 14mila euro per l’installazione dell’impianto, i conti sono presto fatti. E appaiono da subito assai vantaggiosi.
Fattorini vive in una zona tutelata, sottoposta a vincolo. Per adottare il fotovoltaico non basta l’ok del Comune, ma ci vuole quello della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici. Quest’ultima emana delle linee guida che non sono vincolanti, poiché l’autorizzazione è soggetta alla discrezionalità del soprintendente. Secondo le indicazioni risalenti all’agosto 2011, la posa dei pannelli “non deve essere percepibile da percorsi o spazi pubblici”. Fattorini, dal giardino, indica il tetto: i pannelli sarebbero parzialmente visibili dai piani alti di un’unica abitazione, posta di fronte alla sua. Dalla strada pubblica non si vede nulla, dai cortili adiacenti men che meno. Mette a punto un progetto insieme all’ingegnere Ermanno Simonati e lo presenta alla Soprintendenza, dove da maggio siede Maria Giulia Picchione. La linea della nuova soprintendente è particolarmente rigida, dice un dipendente a Fattorini. Quest’ultimo si reca a Palazzo Economo di persona, nel mese di luglio, ma non trova nessuno. Nella prima metà di settembre gli viene comunicato ufficialmente il diniego: «Un parere negativo non accompagnato da una specifica motivazione – spiega – ma dalla prescrizione di installare un diverso tipo di pannelli, dal costo pressoché raddoppiato e con un rendimento decisamente inferiore, tanto da rendere antieconomico l’intervento».
Quello di Fattorini, che sta preparando un ricorso al Tar, non è un caso isolato. Nell’impasse, assieme a lui, ci sono centinaia di persone che abitano in zone sottoposte a vincolo, alle quali la Soprintendenza chiede di incassare i pannelli nel tetto oppure di adottare tegole fotovoltaiche. A mille cittadini, nel 2010, la Provincia aveva promesso l’installazione gratuita degli impianti. Tutto fermo, mentre il governo taglia progressivamente gli incentivi e le imprese si defilano. Intanto, tutti pagano i contributi al Gse, senza poter usufruire del fotovoltaico e senza quindi avere la speranza di recuperarli. Le loro perplessità si sommano a quelle dell’Ance (Assocostruttori edili), che in questi giorni sta pensando ad un esposto alla Corte dei conti per valutare se i numerosi “stop” imposti dalla Soprintendenza stiano causando un danno erariale.
Davide Ciullo
Riproduzione riservata © Il Piccolo