Cantiere Tre Maggio a Fiume, sos del sindacato: «Stipendi a rischio»

L’esponente dei lavoratori esce dal Comitato di sorveglianza per protesta: «Urge cambiare passo, subito nuove commesse»

FIUME. Acque agitate al cantiere navale fiumano Tre Maggio, dopo le dimissioni irrevocabili presentate da Juraj Šoljić, rappresentante dei lavoratori nel Comitato di sorveglianza dello stabilimento. Uno stabilimento importante per l’economia fiumana, con i suoi circa 1300 dipendenti. Soljić, che è anche presidente della sezione del Sindacato metalmeccanici al Tre Maggio, ha deciso di uscire dall’organismo in segno di protesta per la gestione del cantiere fiumano da parte della proprietà, il gruppo polesano Scoglio Olivi (Uljanik).

«Da cantierino e sindacalista sono assai preoccupato per il destino del Tre Maggio – è l’allarme lanciato pubblicamente dal sindacato - se in tempi rapidi non cambierà qualcosa e non verranno assicurate nuove commesse, sono convinto che tempo un paio di mesi, ai dipendenti del cantiere non saranno corrisposti gli stipendi. I nuovi ordinativi sono necessari per dare continuità al processo lavorativo e per garantire il flusso di denaro fresco nelle casse aziendali. In caso contrario, la situazione diventerà drammatica, arrivando al punto di non ritorno».

 

Pola, i 160 anni dello Scoglio Olivi una ventina gli scafi da costruire



A complicare il quadro vi è anche la constatazione che all’inizio del 2018 al Tre Maggio si completerà il processo di ristrutturazione. Significa che lo stabilimento potrà operare esclusivamente sui principi di mercato, senza poter più contare sul sostegno finanziario dello Stato croato, al quale – facendo parte del gruppo Scoglio Olivi – ha avuto diritto negli ultimi quattro anni. «E non è tutto – ha rincarato Šoljić – a rendere ancora più pesante la situazione sono i ritardi nella consegna delle navi commissionate da armatrici d’oltreconfine. Questo ci obbliga a pagare penali, con tutte le conseguenze del caso».

Meno di un anno fa il direttore generale di Scoglio Olivi, il polesano Gianni Rossanda, aveva giustificato i ritardi con il buco di circa un anno e mezzo nell’ottenimento delle garanzie statali, necessarie all’approntamento delle navi. Stando a Rossanda il problema sarebbe stato superato nel corso del 2017: in realtà così non è stato e sussistono ritardi nelle consegne sia al Tre Maggio, sia al cantiere navale a Pola. «Alcune fasi nella costruzione delle unità sono caratterizzate da lentezza dovuta a mancanza di materiale. Da metà luglio l’acciaio arriva a singhiozzo al Tre Maggio perché non c’è denaro per pagarlo. E che dire del debito di 20 milioni di euro che il cantiere aveva a fine giugno nei riguardi di cooperanti e fornitori, mentre al cobtempo concedeva prestiti per 70 milioni di euro alle aziende del gruppo istriano? Nessuno nel mio comitato di sorveglianza - dice il sindacalista - ha saputo spiegarmi i perché di questi mutui».

Qualcosa però si muove a Cantrida, sede ultracentenaria del cantiere fiumano. Prossimamente dovrebbe venire varata la prima portarinfuse costruita per conto della compagnia canadese Algo. Intanto dalla direzione di Scoglio Olivi è partito un chiaro messaggio al management del Tre Maggio, in cui si rileva che ora i mercati chiedono principalmente la costruzione di navi complesse. «Se il Tre Maggio non vorrà essere superato dalla concorrenza - si dice da Pola – dovrà adeguarsi a questo trend. Al Comitato di sorveglianza erano tutti d’ accordo già da anni su questa necessita’ di cambiamento. Solo così il Tre Maggio potrà restare a galla e consolidarsi».

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