Calzature Martini spegne le insegne. Appello per salvarne gli splendidi arredi

TRIESTE «Chiedo aiuto: se non si trova una soluzione sarò costretta a cedere l’attività, e la città perderà un altro pezzo storico del suo commercio, arredi compresi». Milena Braico, e prima di lei la madre Ignazia, guida dal 1982 il negozio Calzature Martini di viale XX Settembre che, aperto nel lontano 1927, vanta il riconoscimento di “locale storico”. Una storia che rischia però di andare dispersa.
L’appello della commerciante, arriva dopo mesi spesi a cercare qualcuno interessato a subentrare nella gestione del calzaturificio o, quantomeno, a prendere in affitto il locale, mantenendovi un’attività in sintonia con gli antichi arredi, affinché quel piccolo gioiello non venga smantellato per lasciare spazio a moderni e anonimi scaffali. «Si sono fatti avanti vari imprenditori intenzionati a trasformare il negozio in bar e anche il vicino kebab si è proposto di affittare lo spazio per allargare la sua attività - riferisce Braico -, C’è anche chi ha ipotizzato di metterci un negozio di abbigliamento. Ma tutti i potenziali acquirenti intendono togliere gli arredi. Io invece, - sottolinea - cerco una soluzione con il cuore, non con il portafogli, e se nessuno vuole più vendere scarpe in questo foro, potrei valutare la proposta di darlo in locazione a chi vuole aprire, ad esempio, una ricercata pasticceria, una profumeria, qualcosa che possa inserirsi in questo contesto di arredi».
Braico sostiene di aver deciso di fare un appello alla città, per «scongiurare si prefiguri una situazione come quella nella quale stava scivolando Pirona». Ha scritto anche alla Soprintendenza, segnalando la sua volontà di ritirarsi dal lavoro, chiedendo indicazioni di possibili contatti interessati a valorizzare quel patrimonio storico. La Soprintendenza ha fatto un sopralluogo, fotografando gli interni del negozio, che non gode di alcun vincolo. «Il negozio, - testimonia la commerciante - malgrado la burocrazia, le tasse, la forte concorrenza delle vendite online, funziona, ha una sua consolidata clientela, disperata all’idea dello stop. Mi pregano di tenere duro e di andare ancora avanti, ma io ho deciso di smettere di lavorare e di godermi finalmente la mia famiglia».
Calzature Martini aveva sede in via Muratti. Ad aprire l’attività era stato Claudio Ranzini, che l’aveva presto ceduto a Adolfo Benettini e alla moglie Gilda Martini, dalla quale ha poi preso il nome l’attività. Negli anni ’70 il negozio viene rilevato da una delle commesse, Ignazia Braico. Nel 2010, a seguito di uno sfratto imposto dai lavori di riqualificazione dell’intero stabile, l’attività si è trasferita in viale XX Settembre, portando con sè la splendida boiserie a quattro archi, opera del 1927 delle prestigiosa ditta Beltrami di Firenze. Sparendo, Calzature Martini, andrebbe ad aggiungersi alla lunga lista di locali storici ormai persi dalla città. —
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