Calamari cinesi e rombi spagnoli: 2 pesci su 3 sono “stranieri”
TRIESTE. Calamari cinesi, astici americani, polipi tailandesi. Qualche giorno di viaggio nei freezer e via. O qualche ora, come per i sardoni croati, quando i “barcolani” scarseggiano. Più che pescherie dei gran bazar. E pazienza se nel mare nostrum, anche sotto casa, sguazzano ottimi branzini e succulente orate. Dobbiamo abituarci a piatti sempre più “global” se, come avverte la Coldiretti, in Friuli Venezia Giulia la maggior parte del pesce che mangiamo è straniero.
In regione importiamo addirittura il 70% del totale. Questione di tasca, gusti e mercato. Molto semplicemente perché il pescato locale non basta per soddisfare tutti, né in termini di quantità né di varietà. A ben vedere nel settore l’import movimenta un giro d’affari annuo di 69,1 milioni di euro, mentre l’export sta sotto i 40 milioni. Un’inversione di rotta, appena accennata, è stata registrata tra il 2014 e il 2015, a quando cioè si riferiscono gli ultimi dati utili, con l’aumento del 10% delle esportazioni a fronte di un incremento del 4% delle importazioni. «Ogni mare ha il suo tipo di pescato - osserva Vanessa Orlando referente di Coldiretti Fvg - e ciò che non è disponibile da noi, ovviamente, proviene dal resto del mondo. Va anche detto che il fermo pesca estivo non permette di coprire la domanda».
In padella, di nostrano, finisce soprattutto il pesce bianco, fa sapere Coldiretti, mente prendiamo da fuori ovvero, in particolare, da Grecia e Croazia buona parte di quello azzurro. C’è poi il caso delle platesse che arrivano direttamente dai Paesi del Nord. Dall’Asia troviamo per lo più la roba pulita e sfilettata. Praticamente pronta per la cottura. Uno scenario che non si discosta affatto da quanto avviene nel resto del Paese: aveva fatto discutere, qualche anno fa, un’analisi dell’Istituto di ricerche economiche per la pesca e l’acquacoltura, l’Irepa, secondo cui nel 2010 erano state commercializzate 900mila tonnellate di pesce per un ricavo di circa 1.167 milioni di euro. Di queste appena 231mila provenivano dai nostri mari.
Tutto il resto arrivava dall’estero con ovvi dubbi sulla qualità e la tracciabilità del prodotto: gamberi venduti a Palermo e a Milano, come raccontavano i media nazionali, risultavano poi pescati in Mozambico, come si è scoperto. Il polpo in Vietnam, il pangasio dalla Thailandia e il Laos. Magari spacciati come pesciolini “local”, ma in definitiva taroccati tanto quanto borse e cinture contraffatte. Altro che “made in Italy”.
Un fenomeno tutt’altro che accantonato: attualmente l’Italia importa più di due pesci su tre segnala Coldiretti in questi giorni di fermo pesca che interessa anche il Friuli Venezia Giulia. Il rischio di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato, e non fresco, è dietro l’angolo. «La situazione è nota, è tutto l’anno che nei banconi delle pescherie viene offerto pesce da fuori» spiega Fabrizio Regeni, direttore del Mercato ittico di Marano Lagunare e presidente di “Pescatori San Vito”, cooperativa che raggruppa 150 imprese per un totale di 210 soci, in pratica il 95% delle imbarcazioni che si muovono tra il Tagliamento a Trieste. «Soddisfare l’intero mercato con i prodotti locali è impossibile - afferma Regeni - basti pensare che in tutto il Friuli Venezia Giulia ci sono appena 350 persone impegnate nella pesca. E poi la gente mangia di tutto in qualsiasi stagione. Per non parlare del fatto che si chiedono prodotti già lavorati. Difficile che per i filetti, ad esempio, venga acquistato pesce fresco. Ricordiamo, inoltre, che nella nostra regione non ci sono nemmeno aziende specializzate nella trasformazione».
Ma il vero problema è che i clienti si aspettano piatti di tutti i tipi in ogni periodo dell’anno. «I rombi - continua l’esperto - nel nostro mare li prendi solo in inverno, mentre a tavola spuntano sempre. Vengono dalla Spagna». Sarde, sardoni, cefali, orate, spigole, branzini, canoce e sogliole: il Golfo, almeno a parole, si difende bene. «Tutta roba nostra, controllata direttamente sul posto, ogni giorno, dall’Azienda sanitaria - precisa il direttore del Mercato ittico di Marano Lagunare - ma non è sufficiente. Oltre ai rombi, servono merluzzi, naselli, gamberi e scampi. Sempre, tutto l’anno, indifferentemente dalla stagione. Il mercato lo impone».
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