Brusca frenata dei saldi a Trieste «Acquisti durati solo due giorni»

Maurizio Moretti di Corner: «Diciamo pure che sono crollati, la gente preferisce spendere per una cena e per la palestra». Annalisa Godina: «Girano pochi soldi»
Di Laura Tonero
Lasorte Trieste 10/01/13 - Saldi
Lasorte Trieste 10/01/13 - Saldi

Dopo un buon avvio i saldi hanno già subito una brusca frenata. «Sarebbe più corretto dire che sono crollati a picco sul mare, specialmente nel comparto donna, – sottolinea Maurizio Moretti di Corner e Urban – la gente non ha più intenzione di comperarsi nemmeno la maglietta da 19,90 euro». Il giorno della partenza, sabato 5 gennaio, e quello successivo la città si è riempita di papabili acquirenti o più che altro di triestini attratti dal movimento in città creato dall’evento dei saldi. Da martedì scorso invece l’entusiasmo si è spento e si è ripiombati in una sorta di normalità.

Al coro di lamentele dei consumatori affranti per le scarse possibilità economiche si affianca quello più sommesso dei titolari dei negozi. Da via San Nicolò passando per via Mazzini, da Corso Italia a viale XX Settembre, da via Carducci a piazza della Borsa i commercianti ripetono tutti lo stesso ritornello: «A parte un po’ di movimento noi continuiamo a lavorare a singhiozzo». Rispetto al passato la gente comune è più attenta al portafogli: guarda le vetrine, sceglie con attenzione i capi sugli scafali, confronta prezzi e percentuali di sconto. E infine, forse, compra. Ma solo l’indispensabile e approfittando quando le svendite sono veramente appetibili, ossia dal 50 per cento in su.

«Il movimento di acquirenti si è già calmato, spento, c’è stata una frenata brusca, – avverte Annalisa Godina, titolare dell’omonimo negozio – è palese che la gente non ha soldi. Con le tredicesime hanno pagato le tasse e ora regna la paura e l’incertezza: prima di spendere anche 50 euro si fanno giustamente mille conti». Otre alla crisi economica potrebbero aver inciso altri aspetti come «le temperature non proprio rigide che non obbligano i consumatori a comperare capi di abbigliamento per coprirsi e stare al caldo, – valuta Godina – e poi l’allarmismo lanciato da alcune associazioni che tutelano il consumatore e che mettono sull’altolà i clienti». C’è poi anche chi attende che gli sconti crescano, magari passando in alcuni casi dal 20 al 40 per cento. Ma con il rischio di non trovare più assortimento di taglie e colori. «Ma ormai alla gente non interessa più nulla – spiega Maurizio Moretti – preferiscono spendere quel poco che anno per una sera a cena e per la palestra. Ormai si è obbligati a fare delle scelte». Parla di acquisti più oculati anche Jolanda Seveglievich, titolare di Guina. «I primi due giorni c’era l’entusiasmo – spiega – ma ora la carica si è esaurita e l’acquirente compera in maniera più serena, con calma e dando più peso al prezzo e alla qualità. E’ ovvio: i portafogli sono vuoti». E sulla frenata dei saldi interviene anche la Confesercenti: «Purtroppo già dal pomeriggio della scorsa domenica, - osserva Egidio Braicovich, direttore regionale dell’associazione di categoria - la tenue speranza di contenere le perdite si è palesata nella sua forma peggiore: le vie con una maggior presenza di attività commerciali risultavano essere poco frequentate e i negozi semivuoti». Dalle prime stime e testimonianze raccolte dalla Confesercenti dalle vendite nel settore dell'abbigliamento e accessori, barometro durante i saldi, si raccolgono dati che indicano una flessione a Trieste del 10%. «Speriamo – conclude il direttore - che questo primo bilancio non accompagni tutta la campagna saldi. Tanti acquirenti sperano in un'ulteriore ribasso, e di approfittare di sconti più consistenti per poter acquistare qualche capo, anche di marca».

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