Brucia la grande discarica di Belgrado: a fuoco da giorni migliaia di tonnellate di spazzatura

Le autorità invitano i cittadini a chiudersi in casa e sbarrare le finestre

Stefano Giantin

BELGRADO Il fuoco cova da giorni sotto le ceneri di una gigantesca discarica, alimentato da tonnellate e tonnellate di spazzatura, rendendo difficili le operazioni di spegnimento. Fumi velenosi salgono verso l’alto e poi si estendono alle zone circostanti, arrivando fino al centro della metropoli, dove la gente angosciata è costretta a tenere sigillate le finestre, malgrado il caldo torrido, per non respirare sostanze forse tossiche. Non sono scene da città africana o indiana, ma quanto si osserva per l’ennesima volta a Belgrado, dove il problema dello smaltimento dei rifiuti sta diventando sempre più grave.

Lo confermano i roghi che hanno interessato Vinca, la mega-discarica a cielo aperto a pochi chilometri dal centro della capitale serba, che già bruciò per due mesi nel 2017, la più grande in Europa e fra le prime dieci in tutto il mondo. Sabato parte del sito è stato investito dal fuoco, si parla di addirittura di cinque ettari su una settantina totali, facendo alzare dense nuvole di fumo bianco, che hanno subito investito ampie parti di Belgrado, dove molti residenti hanno denunciato odori fetidi e difficoltà a respirare, mentre funzionari pubblici invitavano a tenere le finestre chiuse e a limitare le attività all’aperto.

Subito si sono attivati i vigili del fuoco, ma i fumi velenosi hanno continuato anche ieri ad alzarsi dalla super-discarica, mentre ieri sera fiamme sono state segnalate anche alla discarica di Novi Sad. A gettare acqua sul fuoco sono state contemporaneamente le autorità e il management di Vinca, dove dovrebbero sorgere in futuro controversi impianti per la produzione di energia dall’immondizia, grazie a un mega-investimento franco-giapponese.

«L’intensità del fuoco è stata significativamente maggiore a causa della presenza di disinfettanti in discarica, gettati durante la pandemia», ha messo le mani avanti l’azienda che gestisce il sito, assicurando il ritorno alla normalità nel giro di due, tre giorni. «Anche se la gente vedrà del fumo pure nei prossimi giorni, non c’è ragione di avere paura», ha garantito anche il sindaco della capitale serba, Zoran Radojičić. Ma le rassicurazioni non spengono le polemiche sulla più grande discarica all’aperto nel Vecchio continente, dove ogni giorno affluiscono 1.500 tonnellate di spazzatura e scarti dall’edilizia.

E dove i roghi sono comunissimi, a causa della decomposizione e della malagestione del sito. «Roghi del genere non si vedono neppure in Africa», ha denunciato in tv il professor Aleksandar Jovovic. L’amministrazione cittadina e quella centrale, leggi gli uomini del presidente Vucic, «mettono a rischio la salute dei cittadini a causa di sostanze cancerogene e velenose che si diffondono» nell’aria, ha attaccato il partito d’opposizione Nova Stranka. «Non sono in grado di gestire la città». Scene «terribili», ha affermato da parte sua l’europarlamentare verde Viola von Cramon, arrivata a Vinca assieme a esponenti della società civile in Serbia per un sopralluogo.

Ma Vinca non è un caso isolato, in una Serbia dove il riciclaggio non arriva al 10%, dove sono centinaia i depositi di rifiuti che non rispettano gli standard di quella Ue a cui Belgrado ambisce e dove sarebbero svariate migliaia le discariche illegali, un problema condiviso dai paesi extra Ue vicini, con le immagini delle immondizie finite nei fiumi che hanno fatto il giro del mondo nei mesi scorsi. Altri numeri confermano il quadro. Solo alla Serbia serviranno almeno 15 miliardi di euro per mettersi in carreggiata sul fronte ambientale e dei rifiuti. E Vinca è solo una tessera di un puzzle di difficilissima soluzione.

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