Benvenuti nella nuova era oscura

Il libro dello scrittore, giornalista ed esperto di tecnologie James Bridle offre una lettura complessiva del disastro contemporaneo in un nuovo classico dell'ecologismo

Le teorie del complotto sono l'ultima spiaggia per chi si sente impotente e prova a immaginare come sarebbe essere potenti.

James Bridle, Nuova era oscura

C'è qualcosa di sbagliato nel nostro tempo. Non che la storia dell'umanità sia costellata di grandi feste, eppure a trent'anni dalla caduta del Muro è evidente che qualcosa non va e che questo qualcosa è molto difficile da afferrare, tanto che forse la sua definizione più calzante sta nella frase: non ci si capisce più nulla.

Lo scrittore, giornalista ed esperto di tecnologie James Bridle tenta di azzerare il frastuono nel nel saggio Nuova era oscura (Nero, 2019), in cui offre una lettura complessiva di ciò che ci sta succedendo. Per farlo Bridle ricorre alla teoria degli iperoggetti del filosofo ecologista Timothy Morton, secondo cui i processi in cui siamo immersi sono troppo ampi perché il singolo possa abbracciarli con l'estensione del suo sguardo.

L'iperoggetto è un concetto malleabile, anche l'universo può esser definito tale. Ma un tratto caratteristico del contemporaneo è l'esser sovrastato e trascinato da cose che avvengono al di sopra dell'umano: la storia recente della società può esser letta, ora più che mai, come un epifenomeno di processi inafferrabili su scala individuale. Alcuni esempi.

Quando consideriamo il ruolo di internet nelle nostre vite pensiamo a siti e motori di ricerca, difficilmente ci viene in mente la sterminata rete di infrastrutture fisiche, assetate di energia, che sostengono nel reale quel mondo di immagini.

Quando pensiamo alla finanza, evochiamo le immagini classiche della borsa, con folle di tizi incravattati che urlano "Vendi!" o "Compra!". I più aggiornati tra noi in termini di immaginario cinematografico si figureranno gli stessi tizi incravattati davanti file di computer. Nessuno penserà a dei capannoni dispersi nella campagna inglese, in cui moloch informatici elaborano movimenti di borsa a una velocità tale da essere inafferrabile alla mente umana, esponendo la nostra intera economia a mutamenti così rapidi da essere al di là del nostro controllo.

Se infine guardiamo ai social network, è probabile che ci vengano in mente le invadenti iterazioni in cui ci immergono ogni giorno. Qualcuno penserà anche a come delle compagnie siano riuscite a trasformare le nostre chiacchiere (e quindi il nostro tempo liberamente dato) in una risorsa da mettere a profitto. Ma nessuno di noi vorrà davvero pensare a cosa tutto ciò significhi in termini di potere e di capacità di controllo sulle nostre esistenze.

Dall'impatto ambientale dell'industria aeronautica all'inquietante capitolo sui video per bambini di Youtube, Bridle insegue le tracce della crisi globale fino a inquadrare il mosaico complessivo. Per farlo disinnesca il modo in cui diamo per scontato il mondo sempre più assurdo in cui viviamo, mettendoci di fronte all'innegabile realtà: siamo nei guai, e non sappiamo quanto.

Il complottismo, come da fulminante citazione in apertura, è la risposta sbagliata a un presentimento corretto: fossimo tutti vittima di un malefico piano architettato secoli fa, sarebbe una bella notizia. La realtà è che siamo in balia di processi ormai quasi del tutto al di fuori del nostro controllo.

Le riflessioni dell'autore sulla tecnologia, quando ripercorre la storia del pensiero computazionale o quando individua le origini e il carattere militare dei dispositivi di uso comune, rispecchiano con i mezzi del giornalismo d'inchiesta anglosassone il pensiero della filosofia continentale sulla tecnica. In questo senso, lo si può considerare complementare a libri come Nello sciame o Psicopolitica del filosofo tedesco-coreano Byung-Chul Han.

Il saggio di Bridle è imprescindibile per chi desidera comprendere la portata del disastro e le flebili possibilità che abbiamo di uscire dalla nuova era oscura.

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