Belgrado inscena le maxi-manovre militari

Coinvolti ottomila uomini. Vulin: tutto il mondo ci guarderà. Il sindacato delle forze armate: esercito sfruttato a fini politici

BELGRADO Le promesse sono debiti da pagare, costi quel che costi, si dice nei Balcani. Il motto non fa eccezioni per la Serbia. Che aveva anticipato che avrebbe organizzato non una banale sfilata, ma grandi manovre militari in autunno, mostrando così quanto il suo esercito stia tornando forte. Manovre che ci saranno. E avranno veramente numeri eccezionali. Lo ha confermato il ministero della Difesa di Belgrado, annunciando la mega-esercitazione “Vek Pobednika” (Secolo dei vincitori), che si terrà «in una decina di località in tutta la Serbia» nei giorni antecedenti l’11 novembre, nel centesimo anniversario della fine della Grande guerra.

Le manovre saranno «le più imponenti degli ultimi anni» e i numeri lo confermano. Si parla infatti di «ottomila membri delle forze armate» e di «circa 600 veicoli da combattimento», oltre a 24 velivoli militari, ha illustrato il ministro della Difesa serbo, Aleksandar Vulin. Tra essi dovrebbero esserci anche i Mig-29 donati da Mosca alla Serbia e ora ammodernati per essere pronti all’uso.

Quale l’obiettivo delle manovre? Formalmente, celebrare i cent’anni dalla fine della Prima guerra, che costò almeno 700.000 vite alla Serbia. Ma, al contempo, dimostrare la «piena preparazione» delle forze armate di Belgrado a difendere «l’integrità territoriale e la sovranità della nostra nazione» e la sua capacità di rispondere «a ogni minaccia», ha aggiunto Vulin, parlando di operazioni che saranno sicuramente osservate «con molta attenzione da tutto il mondo». E soprattutto dai vicini balcanici, che – tenuto conto del passato della regione – guardano sempre con grande timore al rafforzamento di eserciti nell’area.

Non aiuteranno a placare sicure polemiche incombenti le recenti parole del presidente serbo, Aleksandar Vučić. Anche altre nazioni balcaniche, i «bosgnacchi, i croati, gli albanesi», hanno organizzato esercitazioni simili, ha ricordato il leader di Belgrado accusando però i vicini di aver «disegnato obiettivi» sulla schiena dei serbi, in quelle occasioni. «Noi ci prepariamo solo per azioni preventive», ha assicurato il presidente giorni fa.

Le polemiche, in realtà, già ci sono. E sono tutte interne. Le grandi manovre di novembre sarebbero solo «il più grave» caso di «sfruttamento dell’esercito per fini politici», ha denunciato il sindacato delle forze armate, parlando di una «sceneggiata» che costerà quasi un milione di euro, che potrebbero essere meglio investiti nel welfare, ha aggiunto. E a rendere la tensione più alta, la possibile nascita di un altro esercito inviso a Belgrado, in Kosovo – con più soldati e armamenti del previsto - dove si mormora che proprio novembre sarà il mese delle decisioni irrevocabili. —


 

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