Assenteismo in Soprintendenza a Trieste: partono i rinvii a giudizio

Primi risultati dell’indagine, il gip manda in aula cinque dei 39 dipendenti indagati. Per gli altri decisione attesa a gennaio. A incastrare impiegati e funzionari foto e video girati dalla Finanza
Di Corrado Barbacini
Lasorte Trieste 19/09/12 - Assenteismo Sovrintendenza, Foto Fornite da Guardia di Finanza
Lasorte Trieste 19/09/12 - Assenteismo Sovrintendenza, Foto Fornite da Guardia di Finanza

Assenteismo alla Soprintendenza, scattano i primi rinvii a giudizio. A processo andranno cinque dipendenti. Si tratta di Maurizio Anselmi, Liala Bergamas, Patrizia Berini, Tiziana Brecevich e Patrizia Giacone. Sono tutti difesi dall’avvocato Paolo Pacileo. A disporre il rinvio a giudizio, accogliendo le richieste del pm Massimo De Bortoli, è stato il giudice Luigi Dainotti che ha fissato l’udienza dibattimentale il prossimo 3 febbraio. All’architetto Anselmi in particolare vengono contestate assenze per 7 ore, a Bergamas per 9 ore e 29 minuti, a Berini per 22 ore e 52 minuti, a Brecevich per 51 ore e 19 minuti e a Giacone per 33 ore e 22 minuti.

L’accusa - come per gli altri 34 dipendenti finiti sotto inchiesta - è di truffa aggravata e continuata. Dai capi di imputazione allegati alla richiesta di rinvio a giudizio - al momento accolta per i cinque citati - emerge un via vai di persone da Palazzo Economo, sede delle Soprintendenze e della Direzione regionale dei Beni culturali, in pieno orario di lavoro. Trentanove i dipendenti che spesse volte si assentavano. Sebbene c’era anche chi si faceva pure pagare gli straordinari.

A inchiodare i trentanove dipendenti pubblici sono state le risultanze di cento giorni di indagini: numerosi i pedinamenti e i filmati effettuati dalla Guardia di finanza, che ha registrato uscite e reingressi da Palazzo Economo fatti dal personale senza però mai “timbrare”.

Qualche settimana fa davanti al giudice Laura Barresi (l’altro gip dell’inchiesta sull’assenteismo) si è delineata per 13 dipendenti della Soprintendenza ritenuti assenteisti la possibilità di pagare allo Stato il conto delle ore lavorative durante le quali dovesse emergere che effettivamente non erano in ufficio, trovandosi invece impegnati in pause caffè, shopping o semplici spese al supermarket: i filmati della Finanza che documentano al riguardo personale in uscita e poi in rientro a Palazzo Economo con vari sacchetti e sporte sono espliciti. Diversi di questi dipendenti rivendicano però a propria volta di non aver visto il becco d’un quattrino per un certo numero di ore di straordinario fatte. Si sono detti insomma disposti a risarcire ma altrettanto fermi nel reclamare che lo Stato faccia la sua parte, pagando il dovuto. Insomma disposti contestualmente a risarcire e ad ammettere d’aver sbagliato in vista di una possibile, conseguente richiesta di un patteggiamento o di un rito abbreviato. Il gip Barresi deciderà su di loro il 17 gennaio. Da aggiungere che i cinque indirizzati al dibattimento al momento invece non avrebbero messo nulla sul piatto della bilancia. Forse - ha precisato il difensore Paolo Pacileo - «si tratta di un numero esiguo di ore».

Come detto, le accuse a carico dei dipendenti sono documentate dai risultati dell’indagine delle Fiamme gialle: con micro-telecamere, videoregistratori, macchine fotografiche dotate di potenti teleobiettivi e appostamenti mirati, i dipendenti sono stati immortalati nelle loro giornate. Brevi commissioni al Pam che si trova lì accanto, lunghe pause al bar per il caffè, ore intere dedicate al pranzo. In più occasioni alcuni dipendenti sono usciti in anticipo rispetto all'orario di lavoro. Le annotazioni delle Fiamme gialle sono dettagliate: riportano orari, spostamenti, targhe di automobili e moto utilizzate, nomi dei negozi e dei locali frequentati durante le assenze. Ma anche insegne di pasticcerie, farmacie, centri per la vendita di detersivi, ottici, gelaterie e edicole. A leggere il rapporto sembra che negli uffici della Soprintendenza regole e controlli scarseggiassero. E che quella di allontanarsi dal posto di lavoro per esigenze personali o anche solo per una passeggiata o per visitare una mostra fosse un’abitudine.

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